lunedì 24 gennaio 2011

Lui, Lei e il Pargolo

Sabato sera in una normale famiglia italiana con un pargolo di 1 mese circa, che considera il sonno una perdita di tempo, da ridurre a brevi intervalli di non più di 1-2 ore, preferibilmente di giorno.

Lei (che da quando è nato il pargolo dorme mediamente 4 ore per notte, non continue, ma approfittando dei brevi intervalli di sonno del suddetto pargolo): “Guarda che il pargolo sta strillando da circa 20 minuti…”

Lui (che da quando è nato il pargolo dorme mediamente 7 ore continue per notte, ad eccezione di qualche week-end, come questo, nel quale è incaricato della gestione del suddetto pargolo): “Sì…sì”

Lei: “Guarda che devi prenderlo con te…lasciarlo nella culla quando piange disperato serve a poco”

Lui (emergendo a fatica dalle lenzuola, gli occhi ancora chiusi…)… “Sì sì ora lo prendo…sono distrutto”

Lei: “Distrutto alle 22? Guarda che la notte è appena iniziata…Dimmi, come faresti se dovessi occuparti di lui tutti i giorni e tutte le notti, come la sottoscritta?”

Lui: “Eh, ma tu ci sei abituata…”

Si sa, l’esperienza è quella che conta.

lunedì 17 gennaio 2011

La malattia del genitore

Il mio ex capo, uomo di 50 anni, non sposato e senza figli, un giorno, parlando di alcuni colleghi sposati si lamentò con me dicendo: “Non si può più parlare con loro…parlano soltanto di figli!”.

Allora trovai l’osservazione piuttosto sgradevole: oggi devo riconoscere che ha un fondo di verità. La nascita di un figlio rivoluziona completamente la vita: i momenti da dedicare a se stessi scompaiono da un giorno all’altro riducendosi a scampoli rubati durante il sonno del bambino. Pappe, dimensioni e forme delle evacuazioni del piccolo, malattie, coliche, pediatri, peso, circonferenza cranica, percentili, ovetti e navicelle, tate, asili, logopedisti, scuole, diventano i temi principali di discussione con il coniuge e gli altri adulti. E quando la prole aumenta ci si pone il quesito se mai si potrà amare qualcuno come il primogenito, quello con il quale si è affrontata per la prima volta questa incredibile avventura.

La risposta è no… ogni figlio è un’ esperienza a sé, non solo perché ogni figlio è diverso dall’altro, ma perché anche i genitori, con il tempo, cambiano. Il sentimento che si prova è, però, altrettanto forte e totalizzante…una sorta di malattia buona dalla quale, come aveva notato a suo modo il mio ex capo, non si guarisce…