venerdì 31 dicembre 2010

Un altro 31 dicembre…e l’anno che verrà

Che cosa scrivere per celebrare questa giornata di festa comandata, di eccitazione collettiva per un anno che si conclude? Effettivamente, considerando che per molti aspetti è stato un anno da dimenticare, di motivi per festeggiare ce ne sarebbero (soprattutto se avessimo la certezza che il 2011 sarà migliore…).

Di questo 31/12 alcune cose sono comunque già certe: come ogni anno, in questa giornata, approfittando delle promozioni degli operatori telefonici, molte persone invieranno una quantità sproporzionata di SMS di auguri “fotocopia”…e, come ogni anno, buona parte di questi arriverà con ore di ritardo a causa del “sovraccarico” della rete telefonica. Come ogni anno, poi, questa sera verrà consumata una quantità sproporzionata di cibo…e, come ogni anno, a partire dal 1 gennaio, i telegiornali dedicheranno servizi e servizi (i soliti, riciclati ogni anno) su come eliminare i grassi accumulati durante i festeggiamenti. Come ogni anno, assisteremo in televisione alle trasmissioni “contenitore” con i soliti protagonisti, i soliti servizi e le solite banalità che si protrarranno fino all’agognato brindisi di mezzanotte.…

E nel 2011? Beh, continueremo a vedere le pubblicità delle compagnie telefoniche con le “belle" di turno, ma attenzione, si preannunciano novità: nel nuovo anno, come svelato da “Italia Oggi”, a suonare al campanello della Hunziker non sarà più John Travolta, ma il duo Ficarra e Picone (primo elemento positivo del 2011… Infatti, a meno che qualche brillante personaggio non decida di far parlare i protagonisti in uno stretto dialetto siciliano, riusciremo – forse - anche a capire il contenuto della pubblicità...). Non solo, ma nel nuovo anno i gatti sterilizzati potranno finalmente contare su un cibo pensato appositamente per loro, come abbiamo appreso dallo spot trasmesso in questi ultimi giorni dell’anno che ritrae un gatto che gusta il nutrimento pensato per mantenere “il peso sotto controllo e il sistema urinario sano”. Insomma…non sappiamo con certezza come sarà il 2011 ma qualche elemento positivo all’orizzonte si intravvede già…Auguri!

domenica 12 dicembre 2010

6 dicembre 2010: ore 3,02

6 dicembre 2010: da una veloce lettura del giornali non mi sembra ci siano notizie di particolare rilievo, ad eccezione di una che fa roteare i miei piccoli occhietti ancora semichiusi: a Feltre, in provincia di Belluno, hanno afffisso su uno scuolabus la reclame di uno sexy shop. Ohibò, penso, quale vita avventurosa mi aspetta.

Avevo dunque ragione io: perché aspettare fino alle 7,30, così come era riportato sull’ordine del giorno degli interventi? Perché aspettare quando si è pronti? Facciamolo, mi sono detto, vediamo che cosa c’è oltre questa specie di acquario nella quale sono finito. E così è stato: prima i fumi e le lampade della sala operatoria e i gesti agili dei dottori che si sono avvicendati vicino a me, fino alla mano che alle 3,02 di mattina ha letteralmente sollevato il mio corpicino dalla pancia della mia mamma; poi i giorni passati a capire dove fossi finito, tra ostetriche, dottori, culle, infermieri ed altri bimbi urlanti. Un mondo un po’ affollato, non c’è che dire.

Questo ospedale poi sembra proprio un porto di mare: donne che arrivano con il pancione e che escono senza il pancione ma con una borsa in più, donne che entrano con il pancione e ri-escono con il pancione (e senza borsa), in attesa della “scadenza”, papà emozionati, commossi e un po’ impacciati che consumano le suole delle scarpe lungo i corridoi. E ancora la signora Alice, originaria della Nigeria che ci pulisce la stanza e che si stupisce quando le chiediamo da dove venga, dicendo con orgoglio di essere italiana, di essere sposata con un italiano e di avere 2 bimbi nati qui o la sua collega Concetta che cresce da sola il figlio e che si dispera per i 40€ che lui ha appena speso per regalare il braccialetto d’argento alla sua fidanzatina (che ha da solo un mese!) mentre lei ogni giorno fa i salti mortali per far quadrare il bilancio familiare. E questo è solo l’inizio….

venerdì 10 dicembre 2010

Quando nasce un bambino

All'inizio sono solo due lineette rosa su una bacchettina di plastica, poi una pancia che cresce, qualche movimento, le immagini ecografiche e nient'altro. E poi, dopo un tempo che sembra lunghissimo, ecco che arriva una nuova piccola vita!!! All'inizio è solo un fagottino bisognoso di tutto ma, dal giorno in cui nasce, inizia il suo cammino verso l'indipendenza fisica e intellettuale.
E questo è il mio augurio per la piccola vita che, nella notte tra domenica e lunedì, ha iniziato il suo percorso. Sii felice, piccolo A., felice e libero di essere te stesso, sentendoti amato, sempre.

lunedì 29 novembre 2010

The Italian job: se l'azienda non premia la conoscenza...

Novembre/dicembre: periodo di consuntivo sui bonus che le aziende riconoscono ai propri dipendenti, con conseguente riflessione sulle “metriche” in base alle quali le aziende valutano i propri dipendenti e sulle dinamiche che regolano i rapporti aziendali.

A questo proposito, in un periodo di crisi quale quello che stiamo attraversando sembra quasi impossibile proporre concetti (non nuovi ma comunque ancora poco diffusi) di “collaborazione tra pari” e di “ripensamento della gerarchia” all’interno delle aziende. Eppure, molti sottolineano come proprio i periodi di crisi, quelli che riportano all’attenzione la necessità, per le aziende, di ristrutturarsi e di ripensare i propri modelli di business, siano anche quelli più propizi per importanti cambiamenti interni.

Tra i tanti concetti esposti da D. Tapscott e A. Williams nel loro interessante Wikinomics 2.0* vi sono, tra gli altri, proprio la necessità di ripensare i luoghi di lavoro e le stesse dinamiche organizzative sfruttando le potenzialità di scambio delle opinioni e di peer production che le tecnologie informatiche collaborative oggi consentono, non in nome di una generale democratizzazione dell’azienda, ma come necessità per far fronte alle sfide, sempre più complesse, che le aziende oggi devono affrontare in tempi sempre più ristretti.

Da questo punto di vista, la maggior parte delle aziende, per un’inerzia istituzionale e per la mancanza di volontà di mettere in discussione modelli gerarchici affermati da tempo, continua ad ignorare la conoscenza che ha al proprio interno, quella espressa dai dipendenti che ogni giorno si trovano a dover fare i conti con le sfide del mercato e le richieste dei clienti. Oggi queste conoscenze, di cui spesso non rimane alcuna traccia perché si perdono nei momenti di pausa di fronte alla macchinetta del caffè o nello scambio di mail tra colleghi potrebbero facilmente essere “istituzionalizzate” e messe a disposizione dell’azienda per essere ulteriormente dibattute.

Non solo, ma è sempre più evidente come in molti casi, la creazione di team di lavoro su problematiche ad hoc sia una risposta più efficace rispetto all’approccio tradizionale di risoluzione dei problemi (che spesso si risolve con una imposizione dall’alto delle soluzioni, ivi compreso il ricorso a società esterne chiamate a studiare e analizzare problemi che potrebbero, nella maggior parte dei casi, essere risolti all’interno delle aziende con risparmio di tempo e denaro)**.

Secondo gli autori del libro gli approcci tradizionali sono destinati a cambiare nel tempo non soltanto perché le aziende che non li abbandoneranno alla fine verranno penalizzate dal mercato,ma anche per il fatto che le nuove generazioni di lavoratori (quelli cresciuti con Internet e i social network) saranno meno inclini, rispetto alle attuali generazioni, ad accettare l’imposizione di soluzioni dall’alto, in nome della cieca obbedienza alla gerarchia aziendale. Una rivoluzione che però non sarà facile né veloce…soprattutto in paesi, come il nostro, che soffrono di management spesso più “maturi” di quelli di altri paesi e meno inclini a cogliere le sfide/opportunità poste dall’adozione delle nuove tecnologie collaborative nel luogo di lavoro.

*D. Tapscott e A. D. Williams, Wikinomics 2.0 – La collaborazione di massa che sta cambiando il mondo, BUR Next, Milano, febbraio 2010.

**Circostanza, questa, che nel tempo ha alimentato simpatiche, quanto spesso veritiere, barzellette quale quella che potete trovare descritta qui http://forum.alfemminile.com/forum/fitness3/__f71021_fitness3-Per-ireneride-barzelletta-sui-consulenti.html e che vi riporto pari pari di seguito:

“Un pastore stava pascolando il suo gregge di pecore, in un pascolo decisamente lontano e isolato quando all'improvviso vede avvicinarsi una BMW nuova fiammante che avanza lasciandosi dietro una nuvola di polvere. Il guidatore, un giovane in un elegante abito Versace, scarpe Gucci, occhiali Ray Ban e cravatta Yves Saint Laurent rallenta, si sporge dal finestrino dell'auto e dice al pastore: "Se ti dico esattamente quante pecore hai nel tuo gregge, me ne regali una?" Il pastore guarda l'uomo, evidentemente uno yuppie, poi si volta verso il suo gregge e risponde con calma: "Certo, perché no?" A questo punto lo yuppie posteggia l'auto, tira fuori il suo computer portatile della Dell e lo collega al suo cellulare della A T& T. Si collega a internet, naviga in una pagina della NASA, seleziona un sistema di navigazione satellitare GPS per avere un'esatta posizione di dove si trova e invia questi dati a un altro satellite NASA che scansiona l'area e ne fa una foto in risoluzione ultradefinita. Apre quindi un programma di foto digitale della Adobe Photoshop ed esporta l'immagine a un laboratorio di Amburgo in Germania che dopo pochi secondi gli spedisce un e-mail sul suo palmare Palm Pilot confermando che l'immagine è stata elaborata e i dati sono stati completamente memorizzati. Tramite una connessione ODBC accede a un database MS-SQL e su un foglio di lavoro Excel con centinaia di formule complesse carica tutti i dati tramite e-mail con il suo Blackberry. Dopo pochi minuti riceve una risposta e alla fine stampa una relazione completa di 150 pagine, a colori, sulla sua nuovissima stampante HP LaserJet iper-tecnologica e miniaturizzata, e rivolgendosi al pastore esclama: "Tu possiedi esattamente 1586 pecore". "Esatto. Bene, immagino che puoi prenderti la tua pecora a questo punto" dice il pastore e guarda il giovane scegliere un animale che si appresta poi a mettere nel baule dell'auto. Il pastore quindi aggiunge: "Hei, se indovino che mestiere fai, mi restituisci la pecora?". Lo yuppie ci pensa su un attimo e dice: "Okay, perché no?" "Sei un consulente" dice il pastore. "Caspita, è vero - dice il giovane - come hai fatto a indovinare?" "Beh non c'è molto da indovinare, mi pare piuttosto evidente - dice il pastore - sei comparso senza che nessuno ti cercasse, vuoi essere pagato per una risposta che io già conosco, a una domanda che nessuno ti ha fatto e non capisci un ... del mio lavoro. Ora restituiscimi il cane!"

martedì 23 novembre 2010

Back to the past: all'università 12 anni dopo...

In un frizzante lunedì di novembre, l’aria pulita grazie alle abbondanti piogge, gli ultimi scorci di sole che filtrano tra i rami disadorni , capitiamo dalle parti dell’università…12 anni dopo.

Il palazzo principale, uno dei tanti mostri “provvisori” italiani costruiti in fretta e furia ed ancora lì dopo troppi anni, non è cambiato: la scalinata sporca, le ringhiere con attaccati teli sui quali campeggia una scritta rossa di vernice nella quale ci sembra di intravvedere il nome di Sacconi (ma non è Gelmini il ministro della pubblica istruzione?)…Mancano soltanto i giovani incravattati dei comitati comunisti leninisti intenti a distribuire volantini (ma forse è solo una questione di orario, di solito operavano ad inizio mattinata).

I corridoi sono gli stessi: gli ascensori minuscoli, le bacheche affollate di manifesti, dagli avvisi di chi cerca compagni per condividere appartamenti in affitto a quelli sui corsi di ballo, a quelli relativi ai seminari sulla libertà di stampa che si tengono nell’aula 34.

La biblioteca non è più in fondo al corridoio: sappiamo che è stata spostata, ma temiamo che, come una volta, sia nascosta nel sottosuolo del palazzo. Triste destino per una biblioteca: che biblioteca è una bilioteca nella quale i libri non possono essere toccati, sfogliati, sbirciati tra gli scaffali…, ma solo ordinati con un modulo da consegnare agli addetti, gli unici che, scesi i gradini di una piccola scaletta, hanno il privilegio di addentrarsi nei meandri della biblioteca nascosta, per tornare poco tempo dopo con i volumi richiesti? Una biblioteca come un triste magazzino merci…

Scendiamo le scale per verificare se la libreria, quella nella quale prenotavamo i libri c’è ancora: è ancora lì e alla cassa troviamo il ragazzo, ora uomo, di un tempo che, ancora oggi, dopo 12 anni, con il medesimo sorriso e tono gentile ci chiede come ci può aiutare…”Ciao, grazie…stavo dando solo un’occhiata…ma tu sei qui da tanto tempo…mi ricordo di te…” “Sì, effettivamente sono 21 anni, ma mi dispiace non mi ricordo tutte le generazioni di studenti”…e così si parla per qualche minuto mentre lo sguardo passa velocemente in rassegna i libri stipati sugli scaffali: dalla letteratura ai manuali di economia e diritto…perché, come dice il nostro amico, “tutti gli studenti passano da noi”.

Pochi minuti dopo ci dirigiamo all’uscita: guardiamo distrattamente gli studenti perché sappiamo che non riconosceremmo nessuno…in compenso ci sembra di riconoscere qualche assistente con qualche ruga in più. Accanto al palazzo dell’università i bar sono più o meno gli stessi: anche le copisterie non sono cambiate: squallide e tristi come un tempo, ma sempre affollate…Il principale cambiamento è l’abbattimento di un prefabbricato che avevano costruito proprio i primi anni della nostra università..l’unico locale che potesse contenere, in un ambiente asettico ma tutto sommato più confortevole di quelli del palazzo “mostro”, 500 studenti (quelli che si materializzavano in occasione degli esami obbligatori per poi scomparire il giorno dopo alle lezioni…durante le lezioni eravamo non più di 40 studenti…forse anche perché la controguida dello studente rappresentava il prof. di diritto come un cavaliere senza testa con una falce in mano che faceva strage di studenti e le cui lezioni erano totalmente incomprensibili….).

Ci allontaniamo con passo rapido…sono stati anni dei quali conserviamo alcuni bei ricordi… ma è un mondo al quale non apparteniamo più...

mercoledì 17 novembre 2010

November rain...

Finalmente è passata..la pioggia ha smesso di battere incessantemente sui vetri di casa, lasciando lo spazio a qualche squarcio di sole…Sarà che le condizioni atmosferiche influiscono sul nostro umore, ma le giornate di pioggia in città spesso sono un vero incubo.

Donne e uomini al volante si riversano come invasati sulle strade, strombazzando a destra e a sinistra, schizzando passanti (apparentemente) inermi: questi ultimi, ugualmente invasati, quasi accusando un improvviso daltonismo, attraversano le strade a prescindere dal colore del semaforo agitandosi e prounciando insulti alla volta di conducenti di auto ed autisti di mezzi pubblici.

In realtà è tutto un circolo vizioso: si esce la mattina di cattivo umore pensando che impiegheremo più tempo per raggiungere il luogo di lavoro e per portare i bimbi a scuola (e alle successive attività extrascolastiche che animano i loro pomeriggi). Da parte loro i bimbi, nella loro innocenza, sembrano accusare poco il disagio della pioggia e mantengono una calma quasi apollinea…atteggiamento, questo, che ha l’effetto indesiderato di rendere ancora più isterici i genitori…

Anche i treni accusano (maggiori) ritardi… e non soltanto quando la pioggia causa smottamenti che si riversano sui binari…basta qualche gocciolina ed ecco che le “avverse condizioni atmosferiche” offrono una giustificazione in più a Trenitalia per i propri ritardi.

C’è da chiedersi come facciano nei paesi meno fortunati (meteorologicamente parlando) del nostro…paesi come il Belgio, ad esempio, nel quale, come recita la nota cartolina, “rain is typical”…Forse è tutta una questione di aspirazioni: più sono elevate (“domani speriamo in una bella giornata di sole”), più elevata sarà la delusione anche in presenza di una lieve pioggia…Meglio dunque “risettare” le nostre aspirazioni, ricordando a noi stessi che è novembre e pensando, in ogni caso, come ci dicono i Guns N’Roses, che “Nothin' lasts forever even cold November rain”…( http://www.youtube.com/watch?v=8SbUC-UaAxE&feature=related).