martedì 31 marzo 2009

L'uovo bisex è morto...lunga vita a Uovissimo!

C'era una volta l'uovo di Pasqua bisex...quello grande, con tanto cioccolato e con le seguenti sorprese:
  • la collanina di finto argento...il cui unico vantaggio era il peso...leggera come una piuma
  • il portachiave - anch'esso di finto argento - altrettanto inutile perchè, diciamolo, un portachiave a forma di uovo di Pasqua o di colomba del peso di 4 grammi non è poi così pratico...specie se poi ci devi attaccare le chiavi di casa che pesano mediamente quanto uno dei sacchetti di monete di zio Paperone...al massimo ci potevi attaccare la chiavetta del lucchetto della bicicletta (salvo poi farti prendere in giro da tutti gli amici)
  • un braccialetto di materiale indecifrabile e di una forma che neanche Moira Orfei avrebbe indossato...
Se poi eri maschietto, beh allora la cosa era proprio imbarazzante e buttate le sorprese - così poco maschili - non ti restava che consolarti con il cioccolato.

Ma quei tempi bui e tristi sono passati! Dopo l'uovo per i maschi e l'uovo per le femmine, che hanno mandato l'uovo bisex in soffitta ecco i nuovissimi "Uovissimi" per Pasqua 2009 (uauuu) reclamizzati in queste ore su tutti i canali dedicati ai bambini:
  • Uovissimo Barbie - che, leggiamo, potrà contenere: "un trendy portatutto brandizzato Barbie a forma di scarpetta, un puzzle di Barbie o in alternativa un mazzo di carte Uno tematizzate Barbie, una fantastica Barbie a sorpresa...un mini personaggio di Barbie a sorpresa tra le profumate Twillerbabies della linea Barbie Pollicina, i Cuccioli Brillantini e le Piccole Muse della linea Barbie e Il Castello dei Diamanti, una mini-principessa Rossella della linea Barbie Principessa dell’Isola Perduta"*

(Barbie Pollicina? Cuccioli Brillantini? Piccole Muse? Ma Ken e Big Jim dove sono finiti??? All'ospizio???...)

nonché, per gli ometti,
  • Uovissimo Hot Whells
  • Uovissimo Cars
e per entrambi:
  • Uovissimo High School Musical 3
A questo punto due osservazioni si impongono:
1) cari genitori, zii, padrini, nonni all'ascolto, cominciate a risparmiare...questa volta 10€ non vi basteranno, temo...
2) ma che dimensioni avranno 'sti Uovissimi? No, perché la prossima volta che vado a comprare un uovo di Pasqua al supermercato non vorrei portare un trolley apposito...
3) ah dimenticavo...ma la cioccolata c'è?

lunedì 30 marzo 2009

"Blighty", settimanale al fronte

La lettura - libro, rivista, quotidiano, ecc. - è una risorsa che siamo soliti considerare abbondante, disponibile. Ma non sempre è così...

Durante la prima guerra mondiale il numero dei libri e delle riviste che arrivavano al fronte con il tempo si ridusse drasticamente a causa dell'alto costo della carta.
I soldati tuttavia chiedevano spesso nelle loro lettere ai parenti qualcosa da leggere...così nacque il "Blighty", il settimanale, destinato alle truppe al fronte, che raccoglieva il meglio delle storie e delle immagini pubblicate sulla stampa inglese.

Le storie e le immagini venivano ristampate con il consenso degli editori originali: grazie al sostegno di alcuni benefattori il settimanale veniva stampato e distribuito gratuitamente alle truppe al fronte.

In occasione del Natale 1916 venne pubblicata per la prima volta una copia di "Blighty" destinata non agli uomini al fronte ma al pubblico inglese in patria contenente il meglio degli schizzi e dei racconti inviati alla redazione proprio dagli uomini al fronte.

Nello spiegare la genesi del numero l'editore spiegava che se era vero che in patria molti si erano dati da fare per pubblicare il "Blighty"... "non era abitudine dei ragazzi ricevere sempre e non dare mai..per questo avevano scritto ed illustrato il numero di Natale per gli inglesi in patria"...

Quel Natale, la copertina del "Blighty" recava eccezionalmente l'indicazione del prezzo, 6 pence: i ricavi dalla vendita vennero utilizzati per continuare la pubblicazione del "Blighty" e la sua diffusione gratuita tra le truppe.

Questa è la storia del "Blighty"...

martedì 24 marzo 2009

I giornali sono morti?...Viva il giornalismo!

Un amico che lavora al "Corriere della Sera" mi raccontava qualche tempo fa la reazione di panico di giornalisti e dirigenti del gruppo di fronte alla copertina dell'Economist che profetizzava la fine dei giornali.

Oggi quella copertina non farebbe più scalpore: i giornali sono in crisi dappertutto. Grandi nomi dell'editoria internazionale cercano di ridurre i costi licenziando, riducendo sulle corrispondenze o cercano, con fatica, di trovare nuovi sistemi per aumentare i ricavi (ad es: facendo pagare le notizie online). La pubblicità va giù e si vendono sempre meno copie di giornali: i siti dei giornali tutto sommato vanno bene ma la pubblicità online rende poco..., troppo poco. Insomma, la crisi c'è e si vede.

L'aspetto positivo è che questa situazione sta determinando un serio esame di coscienza negli addetti ai lavori sul giornalismo e sul ruolo dei giornali nella nostra società. A questo proposito mi pare azzeccata la frase di Clay Shirky, in un articolo comparso su "Internazionale" del 20/03 che dice: "La società non ha bisogno dei giornali. Ha bisogno di giornalismo".

Questo mi sembra proprio il punto centrale: la trasformazione della società e la digitalizzazione stanno determinando un cambiamento profondo nel modo di informarsi delle persone, che inevitabilmente porterà ad una crisi dei giornali tradizionali...

La voglia e la curiosità di informarsi e di approfondire sono destinate ad aumentare ma la risposta a queste esigenze non verrà dai giornali tradizionali, ma da un nuovo giornalismo, all'interno del quale conviveranno modelli ed esperienze diverse: quella del giornalista professionista (che però dovrà rivedere i propri linguaggi e modificare la propria relazione con i lettori), gli approfondimenti e le notizie dei semplici cittadini (che grazie alle possibilità della tecnologia potranno diventare sempre più efficaci e di migliore qualità)...il tutto con un mix di piattaforme e di linguaggi diversi (TV, internet, carta, mobile, ecc.). Il processo non sarà facile e veloce: si dovrà sperimentare e senza dubbio alcuni tentativi falliranno miseramente.

Questo scenario fa paura a grande parte del giornalismo "nostrano" e tuttavia il risultato finale potrebbe davvero essere quello di una nuova "stagione" del giornalismo, con benefici per la crescita culturale (e democratica) del paese.

Max e la "business ethics"

Condivido al 100% il contenuto del post http://stormysummit.blogspot.com/2009/03/cera-una-volta-la-business-ethics.html che Max ha scritto qualche giorno fa sul suo blog, relativo alla "business ethics" (lo spunto è il caso dei generosi bonus dati a dirigenti del gruppo assicurativo statunitense A.I.G dopo che il gruppo, sull'orlo della bancarotta, era stato "salvato" grazie all'intervento pubblico- leggi soldi).

Questa sera il TG ci ha informati del fatto che una parte di questi dirigenti ha deciso di restituire il bonus (dopo che la gente in piazza aveva protestato e che diversi esponenti politici, presidente Obama in testa, avevano preso posizione contro questa decisione dell'azienda).

Qualcuno dirà che si tratta solo di un gesto simbolico...vero, ma secondo me, segni di questo tipo sono comunque importanti nella misura in cui rafforzano nell'opinione pubblica la convinzione che effettivamente oltre un certo limite (di decenza) non si possa andare.
Mi sembra che in Italia la consapevolezza di questi limiti sia ancora molto limitata...

lunedì 23 marzo 2009

Chi indovina la parola? Puntata n.21.

Nessuno ha indovinato la parola misteriosa dell'ultimo post. La soluzione era: IMPIEGO (impiego di forze, centro per l'impiego, primo impiego, il pubblico impiego).

Ecco il nuovo set di parole:

FORZA
GUERRA
DESTRA
PRENDERE

Chi indovina per primo la parola misteriosa che si combina con tutte quelle citate?

sabato 21 marzo 2009

I viaggi de "Ilportapenne". Settimana tappa: Bruxelles (4)

Il calendario dei lavori dice che la Commissione cultura del Parlamento europeo discuterà della proposta tra 3 settimane: bisogna fare in fretta e cercare di sensibilizzare qualche parlamentare alla nostra causa e sperare che l’emendamento sia approvato.

Prendo la lista e comincio a telefonare: l’assistente del parlamentare finlandese è molto gentile e non si scandalizza del fatto che non sia riuscita a capire se il parlamentare è maschio o femmina (Erkki, Lasse, Hannu, Esko…provateci voi!). Dice che il parlamentare non può vederci in questo momento ma ci chiede di inviarle del materiale in modo che lui sia informato delle nostre proposte. Le inviamo il materiale: poco dopo lei ci richiama e l'incontro viene fissato per la settimana seguente.

L’assistente del deputato inglese ci fissa subito un appuntamento: Mr G - membro del partito conservatore - ci riceve e si mostra sensibile alla nostra causa. Dice che la sosterrà anche se sa che è anche la posizione del deputato laburista: “Qui non è come al parlamento inglese, a casa…non dobbiamo per forza scontrarci…anzi, se riusciamo a trovare un accordo siamo pure contenti”.


M., l’assistente del deputato italiano V., ci dice che il deputato è a Roma, ma che possiamo andare nel suo ufficio quello stesso giorno. Mentre ci avviciniamo all’ufficio lo vediamo circondato di gente: ha l’aria molto indaffarata, ci rivolge una rapida occhiata e ci dice: “Ora non posso, richiamatemi”. Qualche giorno dopo lo vedo nuovamente nei corridoi del Parlamento, faccio per avvicinarmi e lui fa finta di non vedermi. Per giorni lo rincorro al telefono e via mail, ma inutilmente.

Scoprirò più tardi che il deputato V. non viene mai a Bruxelles, pur essendo europarlamentare, e che il codazzo di gente intorno a M. è costituito da assistenti di altri deputati italiani che chiedono a M. di intercedere affinché V. appoggi le varie richieste dei loro deputati: la gerarchia tra gli assistenti è rigida e rispecchia la posizione di forza dei rispettivi deputati all’interno del parlamento (italiano). M., in quanto assistente del deputato V., sta in cima a quella gerarchia…voleva farmelo capire e io non lo avevo capito.

mercoledì 18 marzo 2009

I viaggi de "Ilportapenne". Settima tappa: Bruxelles (3)

Mancano pochi giorni al Natale. La Grand Place è gremita di gente che osserva gli oggetti della tradizione natalizia e i prodotti gastronomici in mostra nelle tante casette di legno che affollano la piazza, in rappresentanza di ogni stato membro dell’Unione Europea.

La luce, gialla, tenue, esalta il colore delle facciate dei palazzi seicenteschi che si affacciano sulla piazza: nonostante la folla vi è un grande silenzio. La neve cade incessantemente da ore, leggera…

Mi metto in coda con P. per acquistare un bicchiere di vin brulé. Ad un tratto una voce alle mie spalle: “Madame?”: mi giro e vedo un poliziotto del corpo di polizia della città di Bruxelles, con la tipica casacca ed il berretto blu. “Mi raccomando, stia attenta ai borseggiatori!”, indicando lo zaino che tengo dietro la schiena. Poi mi tende un piccolo oggetto blu con una scritta in inglese che dice “Attenzione ai borseggiatori”. E’ un piccolo borsellino di plastica, chiuso da una cerniera. Sorrido, lo metto nello zaino e ci auguriamo a vicenda “Buon Natale”.

lunedì 16 marzo 2009

I viaggi de "Ilportapenne". Settima tappa: Bruxelles (2)

Michel sale come sempre a Gribaumont. A tracolla la solita vecchia chitarra. Abbozza una canzone, della quale non capisco le parole…dietro, quasi impercettibile, il suono di qualche nota tra una fermata e l’altra della metropolitana. Qualche istante prima di arrivare a Montgomery Michel termina la canzone e si avvicina con un basco ai viaggiatori: sorride a tutti e abbozza un lieve cenno con la testa quando la moneta tintinna nel basco.

Il giorno dopo Michel sale: “Buongiorno, purtroppo questa mattina non vi posso suonare nulla perché la STIB (società che gestisce la metropolitana di Bruxelles, ndr.) mi ha sequestrato la chitarra”. Poi tira fuori il basco e le monete, una dopo l’altra, si mettono a tintinnare…

Scendo a Schuman: vicino alle scale un sassofonista sta eseguendo un pezzo: per terra il solito basco, dietro di lui, sul muro, il cartello con la nota musicale, a segnare il posto del musicista autorizzato dalla STIB ad allietare i passeggeri. Qualche metro più in là, da Mister Minit, il ciabattino sistema il tacco di una scarpa con un martello . Così, a suon di musica, esco dalla stazione, mi giro per un rapido sguardo al flusso ordinato delle macchine nella rotonda e mi dirigo al numero 9 per iniziare un’altra giornata di lavoro.

Ricetta

Prendete un palcoscenico. Non deve necessariamente essere in un teatro. Mettiamo il caso che questo palcoscenico sia il parquet di una stanza in una scuola di ballo.
Prendete dieci persone: età, culture, idee, caratteri diversi, o in alcuni casi pure troppo simili. Le accomuna solo la voglia di divertirsi facendo qualcosa di diverso dal solito.
Prendete dieci persone e mettetele sul palcoscenico a recitare la parte di personaggi nati dal nulla, solo dalla fantasia, senza un copione, senza battute. Solo improvvisazione.
Prendete questi dieci personaggi: sono il frutto delle idee e del vissuto del singolo, tutti comunque molto reali. Ognuno di essi è legato agli altri da una caratteristica: sono tutti pazienti dello stesso manicomio.
Prendete due donne che sullo stesso palco diventano medici: la prima crede fortemente nella sanità mentale delle persone con cui vive la sua quotidianità, la seconda è scettica riguardo alla guarigione dei cosiddetti malati.
Prendete un'insegnante: abbigliamento rigorosamente viola, voce da angelo e fattezze da elfo dei boschi. A volte psicologa, a volte compagna, a volte mamma, a volte direttore, a volte generale!
Prendete una bella dose di sana ironia e mescolatela con una notevole quantità di autoanalisi. Aggiungeteci allegria e divertimento in abbondanza, portate il tutto a ebollizione per alcuni mesi, e se per caso il composto esce dalla pentola...va bene anche così!
E' in questo modo che stiamo lavorando allo spettacolo di inizio estate con il mio gruppo di musical.
Credo sia proprio vero quello che vogliamo portare in scena: da vicino nessuno è normale. Per fortuna.

Chi salva un foglio salva una foglia!

Quello del titolo era il motto di una qualche campagna ambientalista. E al nostro povero Pianeta dovremmo tenerci un po' di più, dato che è l'unica casa che abbiamo!
Allora, notoriamente la carta si fa con la cellulosa che, altrettanto notoriamente, deriva dalle piante. Dunque, l'altro giorno ho chiesto alla segreteria della mia scuola un certificato di una pagina da portare ad un'altra amministrazione pubblica. Bene, la segretaria ha voluto un fax con la richiesta. Quindi per UN foglio contenente informazioni che viaggiano all'interno della stessa Pubblica Amministrazione, relativi ad un dipendente della medesima (contenente quindi informazioni arcinote allo Stato), sono stati spesi QUATTRO fogli (un foglio per la richiesta + rapportino di invio + foglio ricevuto dal fax della segreteria + relativo rapportino di ricezione). Ripeto RAPPORTO 1:4
Moltiplicate il dato per tutti i dipendenti di una qualsiasi scuola di vostra conoscenza, che in un anno scolastico chiederanno almeno un (e siamo ottimisti) certificato da portare sempre a qualche ente pubblico e forse vi sentirete un po' più tristi...

domenica 15 marzo 2009

I viaggi de "Ilportapenne". Settima tappa: Bruxelles (1)

Questo è il viaggio più difficile da raccontare…Quando si vive e si lavora in un posto per tre anni si acquisisce lo status di "visitatore imperfetto": se da un lato infatti si hanno il tempo e l’occasione per cogliere molti più aspetti del luogo, dall’altro, illudendosi che ci sarà sempre il tempo per vedere tutto, si finisce per accorgersi, quando ormai è ora di partire, di aver tralasciato cose che il turista diligente non si sarebbe mai perso.
Fatta questa doverosa premessa divideremo il nostro viaggio in più puntate…

Hercule Poirot…francese? Nooo belga! Ogni volta che penso al Belgio mi vengono in mente i film ispirati ai gialli di Agatha Christie con protagonista il celebre Hercule Poirot che, in quanto francofono veniva perennemente scambiato per un francese.

Eppure i francesi non sono gli unici francofoni bianchi…esistono pure i Belgi, 10 milioni di persone che abitano un paese poco più grande della Lombardia, diviso in due parti, quella francofona e quella fiamminga, molto diverse e da secoli in rivalità…paese che conquistò l’indipendenza dall’Olanda nel luglio 1830, come imparai una tranquilla mattina, quando, a Bruxelles, nel mio ufficio al V piano, sentii tremare le finestre e mi accorsi che in rue de la Loi sfilavano i carri armati (una scialba imitazione della grandeur francese?). Ah, per la cronaca, se qualcuno vi dice che parlate francese come un belga non è propriamente un complimento!

Bruxelles, capitale di tutti (tranne che dei belgi?) Buffo paese il Belgio: molti non saprebbero neanche individuarlo sulla carta geografica, stretto come è tra Francia, Germania, Lussemburgo ed Olanda e molti probabilmente non sanno neanche che Bruxelles, la città europea per antonomasia, ne è proprio la capitale (bilingue, divide di fatto la parte francofona da quella fiamminga) anche se una capitale un po' strana, visto che trovare un belga a Bruxelles è come trovare un francese a Mentone (ossia difficilissimo). Per trovare un belga è necessario recarsi nei negozi locali (che richiedono ai lavoratori la conoscenza del francese e del fiammingo, rendendo difficile ad uno straniero trovare impiego…a meno che lo straniero sia un po’ masochista e decida di studiare una lingua nella quale predominano le K e le J…)

Tolti i belgi, il resto della popolazione di Bruxelles è costituita da stranieri, di tutte le razze ed i colori, risultato dell’insediamento a Bruxelles di alcune delle principali istituzioni comunitarie (Commissione europea, una delle sedi del Parlamento europeo, il Comitato economico e sociale), nonché della Nato e di altre organizzazioni internazionali alle quali si aggiungono le rappresentanze nazionali di tutti i paesi membri dell’Unione europea, di molte regioni (praticamente tutte le nostre sono rappresentate con loro uffici), gli uffici delle camere di commercio, le sedi europee di diverse multinazionali statunitensi…e infine gli italiani, greci, libanesi, turchi che preparano ottime pizze, pita e kebab in concorrenza con il piatto per eccellenza di Bruxelles, ossia le moules frites (le cozze con le patatine fritte…).

Nella prossima puntata: perché i cavatappi sono alcuni dei souvenir più gettonati della capitale, quali sono i lavori più "in" della capitale, perché le cartoline vendute a Bruxelles recitano: "Belgium, where rain is typical"...e molto altro.

mercoledì 11 marzo 2009

Il Grande Fratello e i suoi fans

In un commento ad un post sul Grande Fratello di Beth (http://ilportapenne.blogspot.com/2009/03/indovina-indovinellochi-guarda-di-piu.html), Sergio asserisce che i giovani ne assumono i protagonisti come modelli. Allora, vi racconto questa conversazione avvenuta qualche giorno fa a scuola.
Alunno "Posso andare in bagno?"
Prof. "Sì, certo"
Il ragazzo va in bagno, passa un po' di tempo e non torna. In aula è presente anche l'insegnante di sostegno, che decide di andare a verificare che vada tutto bene. Dopo pochi minuti tornano entrambi.
Alunno (mogio mogio) "Prof., stavo defecando, poi è venuto il Prof., ha bussato alla porta, me lo ha fatto ritornare dentro e ora ho mal di pancia"
Prof. "Mi dispiace, ma eravamo preoccupati, non ti vedevamo tornare"
Alunno "Ora devo di nuovo defecare!"
Alunna (urlando al compagno dall'altra parte dell'aula) "Che poi è quello che viene da fare a me ogni volta che ti vedo! Scusi Prof., ma è da stamattina che dice che deve c..are, e basta no?"
Ora, confrontate questa solo apparentemente surreale discussione con certe scene del Grande Fratello 2009 e troverete molte similitudini! Pare che un tizio sia stato espulso proprio, tra le altre cose, per riferimenti espliciti alla propria vita intimo-fisiologica, previa messa in onda a tambur battente, ovviamente.

Tra uomo (ometto) e donna...

Lui (10 mesi): uuhm....
Lei: eh, cosa?
Lui (10 mesi): uuhm...
Lei: sì sì ok
Lui (10 mesi): uuhm uuhm...
Lei: sì sì, va bene, ne parliamo dopo. Ora dormi che sono solo le 4 ...
Lui (10 mesi): uuhm uuhm...
Lei: sì sì hai ragione tu, è proprio così!
Lui (10 mesi): uuuuhhhhm...
......zzzz
......zzzz

Alle 4 di mattina una donna-madre è disposta a tutto pur di continuare a dormire...anche a dare ragione ad un uomo...

martedì 10 marzo 2009

L'angolo artistico. Puntata n.2

Sempre per voi...ragazzi degli anni '70...
Che cosa vi ricorda?


P.S.: come indovinato da Rob, l'immagine precedente era "La casa nella prateria"...

L'angolo artistico. Puntata n.1

Cari amici nati negli anni '70....ci rivolgiamo a voi!
Che cosa vi ricorda questa immagine?

venerdì 6 marzo 2009

Zio Paperone e il ponte sullo Stretto

Io adoro Paperino e i personaggi di Walt Disney...dunque nulla in contrario al fatto che se ne parli al TG! Mi piace anche la vignetta di Zio Paperone e il Ponte sullo Stretto di Messina...

Però da un servizio che viene mostrato al secondo posto nella scaletta del TG1 delle 20, subito dopo l'annuncio della decisione, da parte del CIPE (Comitato interministeriale per la programmazione economica), di stanziare i primi miliardi per questa discussa opera pubblica, mi attenderei altro.

In quei pochi minuti a disposizione non pretendiamo certo che ci chiariscano in dettaglio le ragioni economiche dell'opera, il potenziale impatto ambientale, ecc. Però siamo convinti che si possa far di meglio che mostrare qualche video di repertorio tratto da rappresentazioni teatrali o da vecchi telegiornali e la vignetta di Paperone che, per quanto anche simpatici, non aggiungono nulla di utile alla discussione.

E se è chiedere troppo, allora proponiamo alla direzione del TG1 di commissionare alla redazione di Topolino un'altra bella storia sull'argomento* da proporre in versione integrale al TG1...così, almeno, ci divertiremo un po'!

*La prima è del 1982, se non sbaglio.

giovedì 5 marzo 2009

Indovina indovinello…chi guarda di più il Grande Fratello?…E la risposta è…

...e la risposta è: i nostri genitori! Ovvero gli over 65…!

La fascia degli over 65 è infatti, in termini percentuali, quella più numerosa tra il pubblico del Grande Fratello, seguita a pochissima distanza da quella 35-44 (dal grafico in mio possesso direi che sono praticamente “appaiate”). Seguono poi la 25-34 e la 45-54. Questo almeno emerge da un grafico riportato su “Il riformista” del 4 marzo.
Questa dunque la risposta alla mia domanda sulla composizione del pubblico del Grande Fratello (ossia chi sono gli x milioni di telespettatori che guardano il programma).

Sono sicura che però molti di voi hanno ragionato piuttosto in termini di ascolti (e il mio titolo era, volutamente, un po’ ambiguo, per attirare la vostra attenzione!).

E allora vediamo i dati di ascolto (che si misurano sulla totalità della “popolazione televisiva” di quella determinata fascia di età che in quel momento stava guardando la televisione).

Nella serata del lunedì il Grande Fratello è il programma più visto praticamente da tutte le fasce di età, ad eccezione della fascia +65.

Il divario - ossia il successo del GF rispetto agli altri programmi del lunedì sera - è particolarmente significativo per la fascia 15-24 (in questa fascia l’ascolto è intorno al 40%, ma con picchi che a volte arrivano anche al 50%, il che, tradotto, significa che dei giovani appartenenti a questa fascia d’età che in quel momento guardavano la televisione, la metà era sintonizzata sul Grande Fratello!). Per la fascia +65 lo share è inferiore ma comunque intorno mediamente al 15% (ma con picchi che in alcuni minuti superano anche il 30%).

Che cosa se ne deduce?

1) Che il Grande Fratello, oltre ad essere un programma di indubbio successo è uno dei programmi più “generalisti” della tv, nel senso che riesce a catturare un pubblico abbastanza trasversale

2) Che i nostri genitori, gli over 65, in media il lunedì sera guardano altro (anche se ci sono circa 30 minuti nei quali il Grande Fratello è il programma più visto anche tra i +65 che in quel momento guardano la televisione….ma magari in quei 30 minuti i vostri genitori sono già a letto a leggere un buon libro…!)

Indovina, indovinello…chi guarda di più il Grande Fratello?

Parlando di composizione percentuale degli ascolti del Grande Fratello 9 per fasce d’età, secondo voi qual è la fascia di età che registra la percentuale più alta?

4-14
15-24
25-34
35-44
45-54
55-64
+65

Votate gente, votate…
La soluzione domani!

martedì 3 marzo 2009

Chi indovina la parola? Puntata n.20

Cari lettori, come promesso, ecco il nuovo set di parole del nostro gioco:

FORZE
CENTRO
PRIMO
PUBBLICO

Chi indovina per primo la parola misteriosa che si combina con tutte le precedenti?

P.S.: ieri al programma "L'Eredità" la parola da indovinare era DIRITTO (che era la soluzione del post che abbiamo proposto noi qualche settimana fa...). Che tra i nostri lettori ci sia in incognito qualche redattore de "L'Eredità"?

lunedì 2 marzo 2009

Ma Brunetta (e la Gelmini) lo saprà(nno)? Puntata n. 2

Allora, come preannunciato nel commento al post http://ilportapenne.blogspot.com/2009/02/ma-brunetta-lo-sapra.html, anch’io come la cara Beth sono reduce! Sì, reduce da una lunga battaglia per … iscrizione pupetta alla scuola materna, ops! No, Scuola dell’Infanzia!
Torino ha 10 circoscrizioni. Le circoscrizioni 1,2,4,5,6,8,9 hanno delle regole, la 7, 3 e 10 altre regole. Le scuole dell’infanzia possono essere comunali, convenzionate e statali.
1) Per le comunali vigono le stesse regole in tutto il comune: se ne sceglie una come prima preferenza, si indicano eventuali altre come successive, si consegna alla scuola e stop.
2) Per le convenzionate si fa domanda scuola per scuola.
3) Per le statali, occhio bene, perché le circoscrizioni hanno sottoscritto accordi diversi, quindi bisogna rivolgersi alle singole scuole.
Sembra semplice vero?
Allora, procediamo con ordine:
1) Sul sito UFFICIALE del COMUNE c’è scritto che le domande possono essere spedite ma, telefonando alle singole scuole ti dicono che loro preferiscono la consegna a mano “Ma sul sito del comune…” “Noi preferiamo così. Punto!” Bene, sul sito ci sono gli orari delle segreterie che NON corrispondono agli orari effettivi che sono moooolto più ridotti. Un esempio? Dalle 11:00 alle 12:00, oppure il martedì e giovedì dalle 9:20 alle 10:35. Giuro orari così!
2) Questi sono privati forse sono un po’ più elastici. Macché! Peggio che andar di notte! Orari e giorni simili.
3) Parlare con qualcuno che si occupa di iscrizioni è quasi impossibile, forse è più facile avere un colloquio con il ministro Gelmini in persona. Per telefono puoi parlare praticamente solo con le bidelle! Mi piacerebbe sapere, ad esempio, se si può fare domanda al di fuori della propria circoscrizione, in più scuole, gli orari di apertura e cosucce simili. Niente, per telefono non danno informazioni “Deve venire qui!” E gli orari? Vedi sopra! Finché non trovi un’anima pia e competente che ti illumina e alla quale sarai grata per sempre!
Orari terribili, incompatibili con qualsiasi attività lavorativa. Ad un certo punto ho pensato di mettermi in malattia, così quando viene il medico fiscale chiedo a lui se va consegnarmi la domanda.
Un’ultima cosa: le iscrizioni chiudevano il 27 febbraio e giustamente le scuole, segreterie comprese, hanno fatto festa 23 e 24 febbraio per Carnevale!
E siamo solo al primo anno di asilo!

domenica 1 marzo 2009

Ordine? Quale ordine?

“Ordine mondiale, l’ordine delle cose, dare un ordine, mettere in ordine"...quante variabili della medesima parola!

Sì perché l’ordine può assumere diverse forme e variabili. E' come un libro: c’è la versione "preziosa", per intenderci quella rilegata (hard cover, come direbbero gli inglesi) ma anche quella economica (paperbacks) ed entrambe sono meritevoli di rispetto.

Alla versione rilegata corrisponde “l’ordinato che più ordinato non c’è” che passa il tempo a vantarsi del proprio ordine, salvo poi rispondere “Non lo so” alla fatidica domanda: “Ok, hai riordinato il ripostiglio…ma dove hai messo la scatola x”?

Alla versione economica corrisponde invece l’”ordinato scomposto” che, pur ammettendo il proprio disordine, può andar fiero del fatto di essere in grado di trovare tutto quello di cui ha bisogno (cosa che succede sempre, tranne quando decide di mettere in ordine...perché allora gli oggetti sembrano smaterializzarsi).

E’ vero, a volte l’ordine scomposto sconfina nel disordine cosmico..ma questo è un dettaglio...perché questo succede MOLTO raramente…(anche se l’”ordinato che più ordinato non c’è” non lo ammetterà mai…)

"Rare"? Ma "rare" secondo chi?

Curioso il destino dell’aggettivo “raro”. Spesso associato a qualcosa di prezioso (oggetto raro, una perla rara, ecc.), il suo significato cambia radicalmente quando viene associato alla malattia.

“Malattie rare” infatti non ha nulla di prezioso: serve per designare le malattie (ce ne sono circa 7.000-8.000 soprattutto di origine genetica) che, secondo la definizione ufficiale, colpiscono “non più di 5 persone ogni 10.000 abitanti” (tra queste molti i bambini). In Italia circa 2 milioni di persone ne soffrono (dunque in media, alcune centinaia di persone colpite, per ogni malattia "rara"), oltre 25-30 milioni in tutta Europa.

Max, che mi ha segnalato la questione, si chiede: “Rare per chi?”…e suggerisce una riflessione: “l'unica conclusione a cui sono giunto è che a decidere della rarità sono le case farmaceutiche, che non vogliono rischiare 10-15 anni di ricerche di mercato per una cura che sarà acquistata da 400 persone in Italia, meglio spendere soldi per scoprire il nuovo Aulin che non cura nulla, ma ha un mercato potenziale ben più ampio”.

La questione posta da Max è centrale: infatti, nel caso delle malattie rare si è coniata l’espressione “farmaco orfano” proprio per designare quel prodotto che è utile per trattare una malattia rara, ma che non ha un mercato sufficiente (a causa dell’elevato numero delle malattie e del limitato numero di pazienti) che consenta di ripagare le spese del suo sviluppo.

L’Unione europea, anche se con molto ritardo (nel 2000), è intervenuta, stabilendo una serie di norme ed incentivi che dovrebbero favorire lo sviluppo di questi farmaci e la loro commercializzazione. Molte sono poi le associazioni onlus attive nel settore, spesso familiari di persone colpite dalla malattia.

Da profana e da non esperta del settore non so se le norme attuali siano sufficienti: in ogni caso mi sembra che l’intervento dello Stato (o meglio degli Stati, visto che questo è un problema che beneficia molto delle sinergie derivanti da un impegno comune) sia imprescindibile, in nome del diritto di TUTTI i cittadini alla salute e a ricevere cure adeguate, anche nel caso di malattie “rare”…

In questo senso, una delle grandi sfide all'orizzonte sembra essere quella di togliere quell’aggettivo scomodo (“rare”) e fare in modo che queste malattie siano trattate per quello che sono: malattie e basta.

L’altra sfida, che emerge con forza dalle testimonianze raccolte nella newsletter del sito
http://www.iss.it/cnmr/index.php?lang=1 è quella del diritto all’inserimento nella società, alla partecipazione attiva alla vita economica, sociale e culturale del paese da parte delle persone affette da queste malattie. Che poi, forse, è una sfida ancora più ardua della prima…

P.S.:
http://www.iss.it/cnmr/news/cont.php?id=1101&lang=1&tipo=3 è un appello promosso dall'Istituto Superiore di Sanità e rivolto a tutti i cittadini allo scopo di “far luce su queste storie di invisibilità”.