giovedì 30 aprile 2009

La particella di sodio

Vi siete mai sentiti come la particella di sodio della famosa pubblicità??? ("C’è nessunooooo?......")

Alla sottoscritta succede molto spesso..ad esempio quando, per lavoro, deve contattare le aziende (“primarie” società del settore tlc) per tentare di organizzare un’intervista face to face o telefonica con un loro rappresentante.

La prassi prevede che si debba passare dall’ufficio che si occupa delle relazioni con gli investitori (analyst relations, espressione più chic del vecchio PR) che inoltrerà quindi la richiesta all’interessato…almeno in teoria.

Perché ovviamente la pratica – almeno in Italia - è ben diversa.
Telefonate, mail, mail inoltrate, sollecito telefonico…nulla funziona nella maggior parte dei casi. Le vostre richieste si disperdono come i bit nella rete.

A questo punto la piccola particella di sodio, già scoraggiata, cade nella più profonda depressione al pensiero che alla prossima telefonata all’AR possa succedere quanto capitato, in altro contesto, alla nostra lettrice Rob:

Drin drin…
- AR: “Prontooooo?”
- La particella di sodio: “Pronto, buongiorno, sono X della società Y…è la società Z?”
- AR: Perchéééééé?

Ma Brunetta (e la Gelmini) lo saprà(nno)? Puntata n. 3

Nell'ultimo post Beth ha usato il termine "made in Italy", che solitamente evoca qualcosa di positivo, tipo la cucina, la sartoria, il genio italico in generale. Io ieri invece ho avuto una tipica esperienza di organizzazione "all'italiana", che può essere tradotto come "disorganizzazione in cui, in presenza di regole poco chiare, ognuno fa come gli pare, sperando che gli vada bene". Siamo a Torino, Ufficio Scolastico Provinciale. Questi sono giorni caldi, ci sono scadenze importanti per tutto il personale della scuola. Bene, il mercoledì pomeriggio l'orario di ufficio è dalle 14:30 alle 16:00, ma c'è un particolare: i numeri vengono distribuiti alle 13:00, per cui se tu arrivi anche mezz’ora prima dell’orario di apertura, trovi un fiume di gente che ti dice che i numeri sono finiti. Un'anima pia dell'ufficio informazioni avvisa i ritardatari (!) che, se devono solo consegnare i moduli, senza chiedere consulenze, quando tutti quelli col numero saranno passati, l'impiegata li ritirerà e farà loro una ricevuta. Bene, aspettiamo; io il modulo l'ho compilato, dovrebbe andare bene, certo mi sarebbe piaciuto farlo controllare ma, pazienza, lo consegnerò così perché proprio non ho la possibilità di tornare. La mattina ricevono dalle 11:00, ma si vocifera che i numeri vengano distribuiti alle 08:30 e io non posso proprio. Continua ad arrivare gente e la folla cresce. Il display con i numeri è rotto, quindi anche i "numerati" si accalcano per capire quando è il loro turno, che viene flebilmente annunciato da un omino dietro una porta socchiusa. Verso le 15:30 un'impiegata esce dall'ufficio e dice che avrebbe già ritirato i moduli, 10 alla volta. Non finisce di parlare che viene travolta di carta. La calca è impressionante, senza criterio, tutti cercano di passare avanti, scoppiano inevitabili discussioni. L'ufficio non è predisposto per le code e quindi la gente si infila da ogni parte. A gruppi di 10 le domande vengono ritirate e vengono compilate le ricevute. Ormai l'orario d'ufficio è finito da un pezzo, sono quasi le 17:00. Ci siamo, è il mio turno, dopo di me ancora circa 30 persone inferocite (in realtà moltissimi mi sono passati avanti..). Esce l'impiegata "Siamo troppo oltre l'orario, non ritiriamo più domande. Possiamo darvi il numero per domani mattina" La folla di insegnanti e bidelli si inferocisce, la signora tentenna, ma vuole chiudere l'ufficio. Personalmente tento la tattica del "La prego, sia buona, tengo famiglia!" e, tra preghiere, polemiche e insulti, i nostri moduli vengono ritirati. Un’altra giornata nel Belpaese è finita!

martedì 28 aprile 2009

Efficienza “made in Italy” (quasi…)

Succede ogni volta….
Al cadere delle prime gocce di pioggia sul suolo meneghino, uno stuolo di sedicenti venditori asiatici si palesa nelle strade della città, all'interno e alle uscite delle stazioni della metropolitana, armato di ombrelli ed ombrellini di tutti i colori (tutti rigorosamente al medesimo prezzo: 3€ per i piccoli, salvo contrattazione).

Scrutano con attenzione il passante e se lo vedono sprovvisto di ombrello si fanno avanti (ma senza insistere). Agli sprovvisti di ombrello, infradiciati dalla testa ai piedi che declinano la loro offerta, riservano uno sguardo benevolo misto di commiserazione e pietà (neanche 3 piccoli "euri" in cambio di un riparo dalla pioggia?)

E’ una rete che supera, in efficienza, qualsiasi rete commerciale mai vista: i venditori compaiono e con la medesima discrezione e rapidità scompaiono non appena un timido raggio di sole fa capolino tra i nuvoloni.

Che abbiano infiltrato un agente segreto presso l’ufficio Meteo dell’Aeronautica Militare? Che abbiano lanciato satelliti spia sopra la città di Milano?
Il mistero è fitto…

sabato 25 aprile 2009

L'utente elettrone

Di fronte ad un kebab e ad un piatto di patatine, ieri un collega mi chiedeva le mie impressioni sulla nuova stazione di Milano.

“E’ una stazione concepita da chi non deve andare a prendere un treno”, ha prontamente risposto un altro collega (viaggiatore). Osservazione che condivido al 100%: scale mobili scarse e posizionate male, tabelle con gli orari praticamente invisibili, segnaletica lacunosa e così via.

Situazione, questa, non certo poco comune: treni concepiti da persone che non hanno mai viaggiato su un treno, programmi scolastici partoriti da menti che evidentemente non hanno ben chiara la situazione delle nostre scuole, ecc. E anche il settore privato non è estraneo a questo malcostume: alcune offerte recenti di una nota società telefonica sono un vero rompicapo (ma lo slogan non era “Tutto intorno a te”?). Per non parlare poi di quei servizi che vanno sotto il nome di “customer care”…(che, sempre in inglese, potremmo facilmente ribattezzare “customer despair”).

La realtà è che l’utente (ovvero chi dovrebbe UTILIZZARE il servizio) non è proprio al centro di nulla. E' piuttosto come quell’elettrone che gira intorno al nucleo…gira, gira gira…

mercoledì 22 aprile 2009

Cartelloni & Co

Stazione Centrale di Milano: i cartelloni pubblicitari sono dovunque, contrariamente ai tabelloni con gli orari delle partenze e degli arrivi dei treni (che, in fondo, non servono mica in una stazione…)

Lo sguardo cade sul cartellone pubblicitario di un partito politico: un cartellone "smozzicato", con la scritta a metà (disoccu, istruz…). E la domanda sorge spontanea: che debbano essere messi mentalmente in fila dai lettori come i mattoncini del domino fino a formare una frase di senso compiuto? Che siano una nuova forma di gioco tipo il BrainTraining della Nintendo?

Ci giriamo e lo sguardo cade sui cartelloni posizionati accanto a quelli smozzicati: quelli di una nota società di telefonia mobile, prodighi di belle donne prosperose e brevi frasi che spiegano in modo chiaro l’offerta commerciale. Quali saranno i più efficaci?...Uhm, ardua risposta...o no?

lunedì 20 aprile 2009

The Italian job: pillole di vita lavorativa

In ufficio la riconoscono tutti, anche quelli che capitano di rado nell’open space. Le pile di carta che la sovrastano raggiungono livelli degni delle più alte vette, fino al giorno in cui (pochi all’anno) la catarsi ordinatrice si accanisce e le vette finiscono nei contenitori della carta da riciclare e lei torna libera, nella sua essenziale sobrietà…di scrivania.

S., che ben conosce la scrivania di E., in quanto collega di open space, con evidente sorpresa si avvicina alla scrivania pulita e sgombra di carte: il tempo di gettare un’occhiata allo schermo del portatile posto al centro della scrivania e la sorpresa si trasforma in orrore.

La foto sullo sfondo del desktop non si vede neanche, coperta da cartelle e file orfani di cartelle dispersi qua e là. “Nooo non è possibile!", esclama. "Il casino si è trasferito dalla scrivania al desktop!”. Lei lo guarda con aria innocente, mentre un lieve senso di colpa l’assale. Poi si gira e vede su un lato della scrivania il nuovo portatile che le è stato assegnato, sul quale dovrà trasferire tutti i suoi file. Rincuorata, tira un sospiro di sollievo e pensa: “Sono salva”… “Lo schermo è MOLTO più grande!”

sabato 18 aprile 2009

L'ultimo caffé

C’erano una volta le pause tra colleghi di fronte alla macchinetta del caffè, vero termometro degli umori aziendali, il luogo nel quale scoprire tutto su tutti, sparlare su tutti e di tutto e così via.

E se il collega spifferasse un giorno tutto quello che sa di voi o di altri colleghi, delle pause pranzo un po’ troppo lunghe, delle cene con i clienti mai fatte ma inserite in nota spese, dell’utilizzo un po’ spregiudicato dell’auto aziendale, ecc.?

Un progetto di reality che dovrebbe essere introdotto negli USA, intitolato “Qualcuno se ne deve andare”, punta proprio su questo, sulla delazione tra colleghi…delazione che porterà il perdente (quello che avrà fatto più pause caffè?) dritto al licenziamento (sul serio, apparentemente).

In periodi di crisi economica una bella lotta all’ultimo sangue tra colleghi mi sembra un vero toccasana…che potrebbe portare in breve all’estinzione dell’intera razza lavorativa.

In viaggio: il cielo in terra

Una scena del film “L’attimo fuggente” ci ricorda come le cose cambino a seconda della prospettiva (anche fisica) nella quale ci si pone.

In questo periodo la terra tra Novara e Vercelli vista dal treno è un enorme cielo..il cielo che si rispecchia nelle risaie allagate lungo i binari del treno.

giovedì 16 aprile 2009

Nulla si crea, nulla si distrugge...o quasi

Nulla si crea, nulla si distrugge...Non fa una grinza!…Salvo essere costantemente sconfessato dalla pratica quotidiana.

Prendete un oggetto qualsiasi, un ciuccio ad esempio: scagliato nell’etere dall’innocente manina del pargolo (manina che potrebbe fare concorrenza ad un lanciatore di baseball) atterra in un certo luogo…luogo nel quale, pochi minuti dopo, non sarà più ritrovato dai genitori disperati alle prese con le urla del pargolo che cerca il ciuccio.
Svanito, polverizzato, smaterializzato…

Spostati i mobili, rivoltati divani, cuscini, svuotati cassetti…l’oggetto ricomparirà quando meno ve lo aspettavate, quando ormai disperati eravate sul punto di spendere ben 20€ per assicurarvi la spedizione di questo bene primario made in Germany (il pargolo solo quelli usa…).

Era là…nel luogo più sicuro ed improbabile…al calduccio tra le pieghe del pannolino accuratamente sigillato intorno alle pargolesche rotondità…

…perché, accidenti, è proprio così..nulla si crea, nulla si distrugge

mercoledì 15 aprile 2009

Indovina chi viene al matrimonio?

Per fortuna non è sempre come in “Quattro matrimoni e un funerale”.
Non sempre ai matrimoni si incontrano ex fidanzati rancorosi...anzi!

Persone con esperienze di vita interessanti e molto diverse dalle nostre: un traduttore di libri, in bilico tra le battute dei fumetti e le stravaganze della scrittura creativa, una ragazza italo inglese che ha vissuto in talmente tanti paesi da chiedersi dove siano le sue radici e che per la sua bimba sogna il meglio di tutto quello che ha visto e conosciuto nelle diverse patrie adottive.

E’ il dialogo con gli altri che ci arricchisce, che ci avvicina ad esperienze di vita e di lavoro che seppure “fisicamente” vicine alle nostre sono in realtà molto lontane.

Piccoli viaggi affascinanti senza valigia.. .

venerdì 10 aprile 2009

La motocicletta

Non conosciamo il suo nome…
Ma la piccola motocicletta rossa doveva essere uno dei suoi giocattoli preferiti.

Oggi la motocicletta rossa è sulla sua piccola bara bianca…
Sotto la sua piccola bara bianca una bara più grande, marrone…
La motocicletta e la mamma…insieme per sempre

lunedì 6 aprile 2009

Il gesto più bello

Avevo in mente un post su tutt'altro argomento, ma visti gli eventi di oggi non sarebbe stato appropriato.

Case crollate, persone che vagano senza meta con quel poco di una vita che sono riusciti a portare con sé... persone che i familiari attenderanno per ore, forse giorni, fino all'ultimo barlume di speranza...e anche dopo che quell'ultimo barlume si sarà spento...

L'immagine della madre che durante il terremoto stringe tra le braccia il proprio bimbo in un ultimo, disperato, tentativo di protezione è quella che mi ha colpito di più.. il gesto più bello, più disperato..la testimonianza più struggente del legame che unisce un genitore ad un figlio...fino alla fine.

venerdì 3 aprile 2009

Lobby!

Sempre sul tema "babysitter" su cui la cara Beth, qualche tempo fa cercava ragguagli amministrativi, pensavo che se tutte le babysitter del paese si mettessero d'accordo, potrebbero fare un colpo di stato.
L'altro giorno la vicepreside mi ha chiesto se potevo alternarmi con una collega per fare i corsi di recupero. Rispondo: "In quali giorni?". Lei: "Questo potete deciderlo voi". Parlo con la collega e constatiamo che la scelta dei giorni, è vincolata alla disponibilità delle rispettive tate.
L'anno scorso la mia dottoressa era infuriata perché la babysitter l'aveva lasciata senza preavviso subito dopo le vacanze di Natale. Immaginate un po', con tre figli!
Già, le nostre tate dobbiamo tenercele care, regalini a Natale e Pasqua, nessuna critica, niente che possa metterle vagamente a disagio perché sono loro in realtà a tenere i fili della nostra carriera! Secondo me sono una vera e propria lobby che corrompe i nostri figli, facendoli innamorare di loro e ammanta la nostra vita di disponibilità ed efficienza. E noi speriamo solo che non ci abbandonino!

mercoledì 1 aprile 2009

Logica stringente

Una cosa che a scuola mi stupisce è come spesso studenti che durante le interrogazioni o i compiti scritti hanno difficoltà a mettere insieme poche parole, laddove ritengano leso un qualche loro diritto, oppure vogliano affermare un'idea, o cavarsi d'impaccio, sfoderino una logica ed un'oratoria degna di Cicerone.
Un esempio: lo sapevate che a scuola non si possono fare compiti scritti se non è presente almeno metà della classe, oppure che per interrogare devono essere presenti almeno due testimoni? Io l'ho scoperto da poco dai miei piccoli Perry Mason, che non sanno coniugare il verbo avere ma su queste cose sono preparatissimi.
Oppure "Pierino, hai fatto i compiti per casa?", "Sì", "Me li fai vedere?", "Non li ho portati", "Allora prendi 3", "Ma scusi lei ieri ha detto di farli, non che dovevamo portarli!"
O ancora, all'ennesima parolaccia/bestemmia "Sara, non dire queste parole!", "Perché?", "Perché sta male e chi ti ascolta può farsi una cattiva opinione di te", "Tipo?", "Mah, magari puoi sembrare una ragazza non tanto educata, insomma, non una brava ragazza", "Ma io non voglio sembrare una brava ragazza!"
E l'ultima "Ragazzi, non si mangia in classe durante la lezione?", "Ma se uno ha fame?", "Aspettate l'intervallo. Vedete? Anch'io a volte vorrei mangiare o bere, ma aspetto che finisca l'orario di servizio", "Ma perché non mangia anche lei?", "Non mi sembra rispettoso nei vostri confronti!", "Non si preoccupi, qui siamo in famiglia!"