lunedì 29 marzo 2010

Elezioni 2010

Ci siete cascati? Pensavate ad un post a sfondo politico, tipo affluenza, exit poll, destra, sinistra, centro, moderati, guelfi e ghibellini?
Nossignori: questo è un post ROMANTICO. Vi ricordate l'ebbrezza del primo voto? I discorsi a scuola? "Beato te che compi 18 anni a febbraio, così riesci a votare!" La soddisfazione di presentarsi al seggio e, alla richiesta di un documento, domandare "Va bene la patente?" Anche se avevate la carta d'identità, vuoi mettere esibire la patente? Non sia mai qualcuno avesse ancora dubbi sul vostro essere maggiorenne!
Oggi ho visto un neovotante entrare e uscire fiero dalla cabina elettorale e ho pensato che qualunque croce abbia messo, per la prima volta ha detto la sua, pensando di aver contribuito a migliorare un po' il mondo. E va bene così!

giovedì 25 marzo 2010

"Il silenzio"

L’ho ritrovata per caso, tra i vecchi libri di scuola. Una raccolta di racconti della scrittrice piemontese Gina Lagorio*.

A leggere gli appunti a matita ancora perfettamente decifrabili (a quei tempi la calligrafia era ancora un elemento importante del bagaglio scolastico dell’alunno medio…) viene da sorridere. Inaspettatamente profondi per un alunno di seconda media: merito del prof. F la cui dedizione e passione per l’insegnamento delle lettere si traduceva, in noi alunni, in una contagiosa voglia di imparare e di comprendere.

“Il silenzio” è il mio preferito: tra le pagine si respirano gli odori e i sapori delle Langhe, ma non quelli delle dolci colline note ai turisti, bensì quelli, meno noti, della fatica, della fillossera che flagella le vigne, dei bimbi strappati dal loro letto all’alba e trascinati sui campi, ad aiutare il papà, come il protagonista della storia.

Una storia fatta di silenzi, di sacrifici, di parole non dette, di un riscatto che non arriva mai perché l’ostinata rassegnazione riporta il protagonista ogni giorno sui campi. Nel figlio l’unica speranza di riscatto…per un finale intenso e struggente che resta indelebile nella memoria.

Gina Lagorio, Qualcosa nell’aria, Garzanti, 1982.

mercoledì 24 marzo 2010

Venghino siore e siori!

Mi chiedevo: ma solo in me la pubblicità elettorale induce sensazioni tra la tenerezza e l'ilarità?

Ieri, nella cassetta della posta, tra le altre c'era questa, che ho trovato piuttosto gustosa. Dentro una busta una cartolina con la riproduzione di una stampa antica. Dietro, il messaggio: "Gentile Concittadina (che galanteria! n.d.r.), Gentile Concittadino, sono Pinco Pallino, candidato del partito X per la Regione Piemonte, con il Presidente Tizio alle elezioni del 28 e 29 marzo. Ho predisposto, in collaborazione con l'Archivio Storico della Città, la riproduzione di una antica stampa (ma non si dovrebbe scrivere -un'antica-? n.d.r.) di grande (WOW!!! n.d.r.) formato, raffigurante la veduta prospettica del Monte dei Cappuccini, disegna (non è un mio errore c'era scritto proprio -disegna- n.d.r.) nel 1669. SI (senza accento n.d.r.) PROPRIO QUELLA CHE STA VEDENDO IN CARTOLINA (anche il maiuscolo non è mio n.d.r.) Potrà fin da subito ritirare gratuitamente (aggratisse!!! n.d.r.) la Sua personale copia, presso l'ufficio del partito X, Via Vattelapesca, Torino. L'aspetto, conosciamoci (sembra un annuncio per cuori solitari! n.d.r.). Con viva cordialità, Pinco Pallino.

Allora a me sono venute in mente le gite delle pentole. Ve le ricordate? Ditte di pentole offrivano viaggi di gruppo a prezzi stracciati, ma poi durante il viaggio dovevi sorbirti le dimostrazioni dei rappresentanti di pentole. Se non avessi di meglio da fare andrei a ritirare la "Mia personale copia" per vedere che cosa succede: che cosa vorranno vendermi?

martedì 23 marzo 2010

Se i quotidiani piangono…i new media non ridono

Lo zio Livio, giornalista in pensione, che legge due quotidiani al giorno, a momenti cadeva dalla poltrona quando gli dissi, qualche tempo fa, che i giornali, come li conosciamo oggi, potrebbero scomparire in un futuro non troppo lontano. “E dove leggeremo le notizie?”, mi chiese angosciato.

Il tema è da tempo dibattuto negli USA, mentre da noi è oggetto di attenzionedi una limitata schiera di addetti ai lavori.
Alcuni spunti da un recente studio pubblicato negli USA (The State of the News Media,
http://www.stateofthemedia.org/2010/, sulla situazione dei media negli USA e dal quale provengono tutti i dati numerici citati):
  • La situazione della maggior parte dei quotidiani è drammatica: vendite in calo, ricavi pubblicitari in calo, ricavi pubblicitari online che non sono sufficienti a sostenere (e non potranno esserlo neanche nel futuro) la produzione delle notizie online
  • Il fenomeno del "citizen journalism" (es: il semplice cittadino che pubblica su Internet una manifestazione di protesta in un paese nel quale la censura non permetterebbe la pubblicazione di tali immagini sui media tradizionali) cresce, ma non sarà in grado, per via delle limitate risorse, di soppiantare il lavoro dei media tradizionali (in termini di quantità di notizie, copertura, qualità, ecc.)
  • I social media (Facebook, ecc.) e i blog fungono da efficace veicolo di diffusione delle notizie e soprattutto di dibattito. Tuttavia, negli USA, l’80% dei link presenti nei blog e nei siti di social media rimanda a media tradizionali, che dunque, di fatto, costituiscono la base di partenza delle discussioni e dei dibattiti
  • Tra i siti di notizie che attraggono il maggior numero di visitatori (199 siti web di notizie con almeno 500.000 visitatori unici/mese) il 67% è legato ai media tradizionali (quotidiani e altri media tradizionali). La realizzazione dei siti online e la produzione delle notizie online dipende in larga parte dai ricavi che i quotidiani e gli altri media realizzano sulle piattaforme tradizionali (vendita di giornali per i quotidiani, televisione per gli altri media ecc.) …ricavi che stanno diminuendo, con il risultato di tagli consistenti alle redazioni online (con conseguenze in termini di qualità dei servizi, copertura, ecc.).
  • Negli USA, la destinazione preferita degli utenti per la consultazione delle news online è costituita dagli aggregatori (tra gli utenti che consultano siti di notizie online negli USA, il 56% degli utenti utilizza come fonte di informazione portali/aggregatori come GoogleNews). Gli aggregatori, lo ricordiamo, non producono direttamente notizie, ma sviluppano gli algoritmi e le tecnologie che consentono all’utente di reperire le notizie che gli interessano e ad oggi i ricavi di tali aggregatori non vengono condivisi con i giornali dai quali le notizie sono originate. Il 46% degli utenti che consultano siti di notizie online negli USA sceglie invece come fonte i siti web delle emittenti televisive (es: CNN, Fox, ecc.). A seguire, con percentuali minori, le altre fonti di informazioni online.
  • All’interno delle redazioni (sia online che offline) dei quotidiani, il costo di produzione delle notizie in senso stretto è di norma sovvenzionato dai ricavi provenienti da altre sezioni del quotidiano (quelle che possono contare sui contributi della pubblicità). L’utente online tende a leggere singole storie online (mentre nel giornale "comprava" tutto). In questo contesto, in termini puramente economici, per un quotidiano, coprire determinati argomenti (magari proprio quelli con una valenza sociale maggiore), può non essere conveniente
  • La tecnologia, che accelera la richiesta di informazioni in tempo reale, induce a ridurre gli sforzi di analisi, a vantaggio della velocità di disseminazione dell’informazione. Questo comporta il rischio che il giornalista che deve trasmettere il più velocemente possibile le notizie, si limiti di fatto a recepire quello che gli viene trasmesso in comunicati stampa ufficiali, senza ulteriori analisi, commenti, verifiche (a scapito della qualità dell’informazione e a vantaggio di quelle organizzazioni che possono vantare una maggiore forza di comunicazione).

Che fare? Le possibili soluzioni sembrano essere: revisione del modello economico/introduzione di modelli di pagamento delle notizie online (o almeno di parte di esse); revisione dei rapporti tra giornalismo tradizionale e social media; profonda trasformazione della struttura dei giornali; diverso utilizzo degli strumenti di profilazione degli utenti online da parte dei giornali, nuove e più avanzate forme di advertising online.

L’importante è fare in fretta, perché, come dimostrano i numeri dello studio americano, la profonda crisi dei quotidiani si ripercuote anche sulle opportunità di crescita di un nuovo modo di fare informazione online (che comprende fenomeni recenti come il giornalismo partecipativo, i blog, i social network). Con il risultato che quella che da alcuni viene vista semplicemente come una guerra tra old media e new media rischia di risolversi, nella realtà, in una sconfitta per tutti.

giovedì 18 marzo 2010

C’erano una volta il P.S.F ed il P.T.S…poi arrivò il P.P.P

Mercoledì 17 marzo il P.P.P (Piccolo Pendolare Padano) parte alle ore 18,25 da Milano Centrale con destinazione Brescia con il treno regionale 2109. Orario di arrivo previsto: 19,33.
Il P.P.P, che da tempo non vede la propria famiglia, ha già programmato tutto: cenetta tranquilla, dopocena a raccontarsi gli ultimi avvenimenti, a letto con un bel libro.

Ore 19,00: il treno del P.P.P comincia a lampeggiare: un lampo ora, un lampo ancora e i lampioni della banchina della stazione si spengono tutti (spunterà Harry Potter con la sua bacchetta magica e la mitica Nimbus?). Cala il buio sul treno del P.P.P.

Il treno riparte, ma dopo neanche 5 minuti si ferma. Dal finestrino il P.P.P scorge le finestre illuminate di alcuni condominii che costeggiano la linea ferroviaria. ”Nonna, nonna, c’è il treno” urla un bimbo…Già qui di treni non se ne vedono molti…non siamo in una stazione e i treni dovrebbero soltanto passare senza fermarsi.

Ore 20,00: dopo un’ora di silenzio passa il capotreno. Il treno è rotto. Siamo in attesa di un locomotore che ci riporterà a Treviglio. Lì il P.P.P e i suoi compagni di sventura trasborderanno (linguaggio tecnico di Trenitalia) su un altro treno.

Ore 20,45: il P.P.P non si è mosso di un mm e neanche il suo treno. Il bimbo ogni tanto fa capolino dalla finestra, ma non urla più..la novità è passata…il treno è sempre lì. Ripassa il capotreno “Il lomotore è arrivato…ora si parte, si parte..nessuno si muova” (urla di giubilo di alcuni viaggiatori occasionali. Il P.P.P, temprato da anni di guasti al treno, inconvenienti tecnici, smarrimenti del materiale rotabile, attende gli eventi pensando mestamente alla cenetta con la famigliola che è andata in fumo).

Ore 21,15: il bimbo del condiminio è andato a letto. Nella carrozza invece c’è un gran movimento. Passa anche la Polfer (Polizia Ferroviaria): “Il locomotore sta arrivando …”. Vi porterà a Vidalengo (ma non era Treviglio?)…nessuno si muova..anche io vengo con voi (una minaccia? Una rassicurazione?)

Ore 21,50: il treno, dopo qualche sussulto, parte (il locomotore è arrivato dopo quasi 3 ore…espressamente costruito per il treno del P.P.P ai cantieri Lego di Legoland).

Ore 22,45: arrivo a destinazione a Brescia. 86 km in 4 ore e 20 minuti….nuovo record della velocità su una delle linee più importanti del paese (Milano-Venezia, il Nord efficiente, produttivo, ecc. ecc.).

Il P.P.P (per il quale il lettore di questo blog a questo punto avrà sviluppato un sentimento di compassione pari almeno a quello provato nei confronti del P.C.F -Piccolo Scrivano Fiorentino - o del P.T.S - Piccolo Tamburino Sardo - di Cuore, trascina i suoi fardelli a casa.

Ad attenderlo la famigliola (che solo per un senso di pudore e rispetto per le fatiche del P.P.P non ha già indossato il pigiama) ed un piccolo piatto solitario sulla tavola. “Beh, un ritardo è meglio di un deragliamento”, esclama la mamma del P.P.P.
Il P.P.P non risponde: guarda l’orologio, il calendario sul muro che gli ricorda che oggi è mercoledì 17 (non venerdì) e non dice nulla…la mamma ha sempre ragione.

martedì 16 marzo 2010

Ciao nipote…skypiamo?

Spunti dalla divertente intervista realizzata da “La Stampa” di Torino allo scrittore Bruno Gambarotta* sull’utilizzo delle tecnologie da parte degli anziani.

E-mail: “Noi anziani riceviamo poca posta. Nessuno ci scrive. Con Internet, invece, ti registri sulle mailing list e vieni inondato da centinaia di messaggi ogni giorno. Finisci per credere che c’è tanta gente che ti vuole bene e ti pensa, anche se non è vero”

Motori di ricerca: “a volte non ricordo qualche nome, apro Google lo digito storpiato e lui, così cortese, mi schiude una finestrella: “Per caso volevi dire…?” E io ho trovato il nome”.

In effetti gli ultimi numeri comunicati dall’ISTAT (riferiti all'inizio del 2009)** confermano che nelle fasce “più adulte” della popolazione cresce il numero di coloro che utilizzano un computer e che si collegano ad Internet (anche se i numeri assoluti sono ancora bassi e tali da non giustificare i toni trionfalistici utilizzati da alcuni giornali): nella fascia 60-64 anni, il 25% della popolazione utilizza il PC e il 22,8% si connette ad Internet, percentuali che scendono al 9,9% e 8,5% nella fascia 65-74 e al 2,4% e 1,5% nella fascia superiore ai 75 anni, per un totale di circa 1,6 milioni di individui con PC (1,4 milioni utenti Internet) su circa 15,6 milioni di residenti in Italia di età superiore ai 60 anni, circa il 10% e 9% rispettivamente sul totale).

I fattori che spingono ad utilizzare sempre di più computer ed Internet sono noti: in primis la volontà di comunicare (oltre il 76% tra le persone over 60 che utilizzano Internet mandano o ricevono mail, mentre il 65% consulta Internet per approfondire le proprie conoscenze).

Cresce anche il numero degli anziani (gli over 65) che partecipano a chat, blog, forum di discussione (9% tra gli anziani di età compresa tra i 65 e i 74 anni che si connettono ad Internet, contro il 3,3% del 2008 e 14,3% per la fascia di età superiore ai 75 anni contro il 2,4% del 2008) e che utilizzano i servizi di instant messaging (7,4% contro il 3,6% del 2008 per gli utenti di età compresa tra 65-74 che navigano in Internet e 6,6% contro il 2,4% del 2008 per gli utenti che navigano in Internet di età superiore ai 75).

E’ ormai confermato da numerose ricerche che uno dei fattori principali che spinge questi cambiamenti è la volontà di stare al passo con le nuove generazioni, i nipoti in particolare, la cui vita di interazione si svolge sempre più spesso su/con il PC (giochi online, chat, social network, ecc.). Senza dimenticare le possibilità di interazione che Internet consente agli anziani con difficoltà di locomozione.

E i costruttori di PC? E coloro che vendono i servizi di connettività ad Internet? Beh, sembra che il fenomeno degli anziani online sia considerato da questi operatori ancora marginale e non degno di particolare attenzione. Ma qualcosa si sta muovendo: sono in via di realizzazione prototipi di Pc con comandi semplificati e schermi touchscreen (più gestibili, per un anziano, rispetto al mouse), mentre sul fronte della formazione si moltiplicano i corsi creati ad hoc per gli anziani.

Sarebbe un grande errore sottovalutare la voglia di apprendere e la volontà di comunicare ed interagire di questi “anziani”…che, come ci insegna l’esperienza quotidiana…sono sempre meno anziani. I tour operator lo hanno capito da tempo…sarebbe forse ora che anche qualcun altro se ne accorgesse…

*Andrea Rossi, “Tra blog e link così allontano la badante”, La Stampa, 22/02/2010, p.9.
**ISTAT, Cittadini e nuove tecnologie, anno 2009, 28/12/2009.

venerdì 12 marzo 2010

Giulietta aveva torto...

“E che è un nome? Quella che noi chiamiamo rosa, anche con un altro nome avrebbe il suo soave profumo” (Teatro di W. Shakespeare, Romeo e Giulietta, Atto secondo, seconda scena, Einaudi editore, 1960, p. 296)

Con queste parole, la Giulietta di Shakespeare ricorda a Romeo che i nomi sono una convenzione e che ciò che conta è quello che c’è dietro il nome, la persona in questo caso. Ma aveva ragione?

In Giappone, la multinazionale che commercializza la nota barretta di cioccolato e cereali Kit Kat (per la quale, appositamente per il Giappone, sono stati creati 19 nuovi gusti, compreso quello al miso, per venire incontro ai gusti della popolazione locale), ha scoperto che, nella lingua locale, la pronuncia di Kit Kat ricorda quella della frase giapponese “Kitto Katsu”, che significa “Vincerai sicuramente”.

Poiché in Giappone vi è la tradizione di inviare dei regali di buon auspicio agli studenti che devono affrontare gli esami di ammissione alle scuole, la società ha pensato di sfruttare il binomio tra tradizione e prodotto.

Grazie ad una partnership stretta con il servizio postale ha fatto in modo che il prodotto, nel periodo degli esami, sia presente negli uffici postali e che da qui possa essere inviato agli studenti come augurio per il superamento dell’esame. Per questa iniziativa, la società ha anche vinto un prestigioso premio per la pubblicità.
Ma, come si sa, "non" tutto il mondo è paese….infatti…

La prima volta che vidi una barretta di Kit Kat in un distributore di snack, mi trovavo in Inghilterra. Il mio primo pensiero fu: “Ma guarda un po’, proprio come il cibo per gatti”.

Già, perché tutti ricorderete che in Italia, tempo fa, veniva pubblicizzato in televisione un cibo per gatti dal nome molto simile al Kit Kat (si chiamava KiteKat). Insomma, non proprio un nome felice per un prodotto che dovrebbe stuzzicare il palato (degli uomini)…
Che cosa diceva Giulietta a proposito dei nomi?

mercoledì 10 marzo 2010

Prima, seconda, terza, quarta classe...

Treni ad Alta Velocità: c’erano una volta la prima e la seconda classe: sedili più confortevoli in prima, differenza di prezzo...stessi ritardi.

Entro la fine dell’anno ci saranno invece 4 classi, corrispondenti a 4 tipologie di servizio: dai clienti della top class (che godranno dei servizi con gli standard più elevati) fino a quelli di quarta classe (che desiderano viaggiare e nulla di più).
(vd. notizia qui:
http://it.finance.yahoo.com/notizie/fs-moretti-da-dicembre-stop-a-1a-e-2a-classe-via-a-4-fasce-servizio-adnkxml-611fe436dbde.html?x=0).

E la mente, ispirata dalla lettura di tali notizie, intraprende un viaggio virtuale sui futuri Frecciarossa...

Prima classe: viaggiatori dotati di occhialini 3D guardano Avatar trasmesso sugli schermi televisivi di ultima generazione posizionati nelle vetture, mentre i bimbi giocano a golf con la Wii (qualche adulto la usa per fare gli esercizi di stretching)

Seconda classe: la classe del silenzio*. Vietati i cellulari e parlare ad alta voce…in sottofondo si sente soltanto l’"Intervallo" della Rai...i bimbi giocano a "Forza Quattro" e a battaglia navale…se piangono vengono fatti scendere alla stazione seguente dalla Polfer (Polizia Ferroviaria)

Terza classe: i viaggiatori per lavoro. Nessuno svago. Tutti di fronte al Pc, collegati in banda larga grazie all’infrastruttura Wi-Fi realizzata sui convogli…(i privilegiati, in quanto gli unici che potranno “viaggiare”, virtualmente, anche a treno fermo)

Quarta classe: quelli che, come svago, si accontentano del Sudoku di Metro o di Leggo (raccolto dai distributori in stazione). Classe poco amata da Trenitalia in quanto troppo spartana. Verranno studiati strumenti per convincerli a passare alle classi di servizio superiori

Ed infine…la classe 0 ("gli inclassificabili")...:quelli ai quali non importa niente il divertimento (se vogliono divertirsi vanno al cinema o a cena fuori) o la connessione Wi-Fi…quelli che hanno pagato per arrivare a destinazione in orario in modo da non perdere la visita dallo specialista, la riunione del management o la coincidenza con altri treni.
Classe non menzionata da Trenitalia …(forse perché destinata a rapida estinzione?)

*Questa non è una mia invenzione: sembra che vi sia un progetto in tal senso.

venerdì 5 marzo 2010

Non buttate quella mail!

Mentre si lavora con la posta elettronica può succedere di cliccare per errore il tasto che ordina cronologicamente le mail. L’ordine si inverte e riaffiorano dal passato mail insospettate (sempre che voi non siate tra coloro che cancellano sistematicamente le mail non importanti...se fosse così, sappiate che non tutti sono come voi…fortunatamente!). Ecco un breve resoconto:

Alla metà del mese di dicembre 2002, in azienda si preparavano gli auguri natalizi da inviare ai clienti: si scrivevano e si consegnavano alla reception che provvedeva ad imbustare ed imbucare (rigorosamente entro il 17/12…altrimenti addio recapito in tempo). Oggi al massimo si allega alla mail qualche renna danzante o qualche Babbo Natale cantante (che andranno ad intasare la posta elettronica del cliente insieme agli alberelli di Natale con le luci colorate e le comete dei Re Magi). Gli auguri arrivano senza dubbio in tempo ma nessuno li legge più…

Nel 2002, la “dipartita” di un collega dall’azienda era un evento. Si pensava al rinfresco di addio e si inviavano fiumi di mail per consultarsi sul regalo. Accadde quanto partì Luigi e tutti ci mobilitammo per trovare, a Milano, la maglia di Igor Protti del Livorno. Oggi la mobilità del personale è talmente elevata che nessuno perde più tempo e denaro in regali. E’ già tanto se, girando per l'azienda, non scambiamo il collega dell’ufficio accanto con un cliente in visita.

Nel 2003 arrivava nella casella di posta una curiosa notizia. Gli allevatori inglesi erano in rivolta contro l’Unione europea che, sostenevano, li costringeva a posizionare nei porcili palloni da calcio e giocattoli vari per calmare i maialini irrequieti. Un allevatore così riferiva: “Ho qui una lettera che mi dice di mettere giocattoli nel porcile, uno per ogni 20 maiali. Ieri ho provato un aeroplanino di plastica e un orsacchiotto, ma questi sono giocattoli che non durano più di due minuti. E mi ricordo come si comportano i bambini: un giocattolo ogni 20 maiali probabilmente peggiora la situazione. Litigheranno”…il che la dice lunga sull’alta opinione che gli inglesi hanno dei propri maiali (maiali che si comportano come bambini?…ok, sempre meglio dell’altra versione…)

“Richiesta urgente”: è il titolo ricorrente delle mail del cliente X. All’inizio pensi che si tratti davvero di un'emergenza…dopo le successive 300 mail con lo stesso titolo, la tua mente traduce automaticamente “richiesta urgente” con “una delle tante richieste”. Ma forse il cliente se ne accorge…e da allora opta per “urgentissimo”

Nel 2004 arrivava nella casella della posta elettronica la graziosa presentazione in formato power point della canoa che dà un'immagine non molto lusinghiera dei manager italiani (per la cronaca, è quella nella quale l’equipaggio della canoa italiana perde la gara perché a remare c’è solo una persona, mentre tutti gli altri comandano). A questa, che forse rimane la migliore, sono seguite le storielle della formica e della cicala, ecc. Cambiano i protagonisti della storia, ma la morale è sempre la stessa…che ci sia qualcosa di vero?

Nel 2004, 2005 e 2006, in concomitanza con l’inizio del nuovo anno, l’azienda organizzava una gita aziendale: la destinazione poteva essere una beauty farm, un castello nel Trentino, o una fattoria in campagna in mezzo a maialini e polli (quando la recessione cominciava a farsi sentire….). Ora l’azienda è diventata più “green”, più attenta ai temi ambientali: per evitare l’inquinamento ed il problema del trasporto fuori città organizza il rinfresco al 2 piano dell'azienda e fa arrivare i panini dal bar all’angolo.

Nel frattempo, colleghi si sono sposati, bimbi sono nati, amici hanno fatto viaggi splendidi inviandoci foto da sogno. E’ tutto lì… nella casella elettronica…basta cliccare il tasto (sempre che non siate tra i "cancellatori sistematici" che dopo aver letto cancellano tutto…se così fosse...ci dispiace per voi!).

martedì 2 marzo 2010

Il MIO giornale

Mi aspetta, tutte le mattine, fuori dalla porta di casa.
Fresco di stampa, 10 pagine dense delle MIE notizie (quelle che io ho scelto di avere). Niente pupi e principi, Corona & friends, le crisi di identità della juve, la fitta alla coscia di Pato, il calzino azzurro del giudice X e i pettegolezzi dalle stanze del potere.

Soltanto gli argomenti che mi interessano, provenienti dalle fonti che mi interessano (non solo quotidiani italiani ed esteri, ma anche determinati siti Internet, blog, ecc.).
E’ il “mio giornale”, un giornale che cambia in funzione di quello che mi serve e di quello che mi interessa. Il tutto grazie ad un servizio online che mi permette di impostare le mie preferenze (tipologia di articoli, fonti, ecc. ) e di modificarle nel tempo, qualora lo voglia. Il prodotto che va in stampa è un agile e grazioso “libello” che mi arriva tutte le mattine a casa e che posso agevolmente leggere la sera, senza sforzarmi gli occhi su tonnellate di fotocopie sbiadite e rassegne stampa sulle quali le parole assomigliano ad un tracciato di formiche sulla sabbia.

Per gli aggiornamenti delle notizie c’è sempre la versione online, nella quale posso reperire anche le notizie di archivio che mi sono utili per contestualizzare le notizie e seguirne l’evoluzione, e nella quale posso commentare gli articoli e leggere i commenti degli altri lettori.

C’è anche un po’ di pubblicità, ma essendo stata “profilata” in funzione delle mie preferenze nessuno mi offre l’acquisto dell’ultima fuoriserie o del costoso gioiello appena presentato alla fiera del lusso (ok..come dicevamo, il mio profilo potrebbe cambiare nel tempo…).

Esperimenti in questa direzione vengono fatti (vd. l’iniziativa Niiu in Germania), ma la meta sembra ancora lontana…e così continuano a scorrere fiumi di parole ed articoli sulla crisi dell’editoria e dei quotidiani in particolare….
Ah, dimenticavo, per il MIO giornale sarei anche disposta a pagare una cifra simile a quella che pago (ops, pagavo) per il vecchio giornale.

A proposito...e il vecchio giornale, il tomo di 56 pagine che ci intasa il cestino della carta da riciclare? Beh, in casa c’è sempre necessità di imballare qualche cosa o di imbiancare qualche stanza, no?