venerdì 27 novembre 2009

"L’eco del portapenne". Puntata n.1

“L’eco del portapenne”, nuova rubrica su titoli e ritagli della carta stampata...Ecco la prima puntata.

Il quotidiano “Libero” ha da qualche tempo una nuova rubrica che si intitola “Cavalli e business” (ricordate il film “Notting Hill"? Hugh Grant si spacciava per un giornalista del settimanale “Cavalli e segugi” per intervistare Julia Roberts: secondo me chi ha inventato il titolo ha tratto ispirazione dal film!).

Nell’intervista riportata il 25/11 all’interno di questa rubrica, il Ministro delle Politiche Agricole e Forestali, Luca Zaia, auspicava la trasmissione di un evento ippico sulla televisione generalista ogni settimana come uno degli strumenti per rilanciare il settore. Al termine dell’articolo una enorme foto del ministro che striglia un cavallo…Il titolo della foto?: “SENZA PAURA” (Ma chi decide i titoli nella redazione di Libero?)

mercoledì 25 novembre 2009

La silenziosa rivoluzione degli e-book

Come cambierà la lettura con l’e-book?
Questo, il tema affascinante che sempre più sovente nei prossimi mesi ed anni ci troveremo ad affrontare,
Già, perché questa volta sembra che gli e-book stiano proprio arrivando: sono già disponibili, anche in Italia alcuni modelli di reader/lettori (il più noto è senza dubbio il Kindle di Amazon: http://www.amazon.com/dp/B0015T963C/?tag=gocous-20&hvadid=4139534867&ref=pd_sl_7p2cs87ap_b ed altri ne seguiranno. Di che cosa si tratta? Di dispositivi portatili che consentono di scaricare (tramite un connessione mobile incorporata nel dispositivo) quotidiani e soprattutto libri interi in pochi secondi, di portarli con noi e di leggerli come e quando vogliamo (batteria permettendo…) su uno schermo grande come un libro tascabile.

Per quanto riguarda i libri, che cosa cambierà?
In termini di “catena del valore” potenzialmente molto: pensate ad esempio alla possibilità, per gli autori dei libri, di pubblicare libri a costi inferiori a quelli di oggi (con impatti importanti anche sul mondo della distribuzione, a partire dalle librerie). Ovviamente molto dipenderà da come il modello di business evolverà e dalle modalità con le quali l’e-book si affiancherà al business dei libri tradizionali (è probabile infatti che l’affiancamento, più che la sostituzione, sia il modello che prevarrà almeno nel medio periodo). E poi ancora il cambiamento sulle abitudini di ciascuno di noi: il libro regalato a Natale sarà un file inviato gratuitamente al lettore e-book del nostro amico?

C’è già chi rimpiange la fisicità del libro: la sensazione di sfogliare le pagine, di sentire l’odore di fresco di stampa o al contrario quell'odore che viene dal passato, della libreria dei nonni. Insomma, il rimpianto del mezzo fisico, più che del contenuto (il testo). Una simbiosi alla quale sia abituati…

Avremo in compenso la possibilità di accedere, in qualunque momento, ad un numero molto più vasto di libri (sperando che i titoli italiani aumentino, oggi sono perlopiù titoli inglesi) a prezzi decisamente più convenienti, di saziare la nostra voglia di lettura immediatamente e, sempre di più con il passare del tempo e degli sviluppi tecnologici, di vivere il libro in modo diverso, commentando ad esempio direttamente dal dispositivo i brani che stiamo leggendo con altri utenti, su appositi fora o social network dedicati a quel libro.

Diventeremo lettori meno attenti? Perderemo quel piacere di immergerci nel testo, di perderci tra le righe delle pagine all’ombra del comodino?
Siamo solo all’inizio dell’era degli e-book..molte cose ancora cambieranno. Ma la sensazione è che forse anche noi lettori stiamo un po’ cambiando nel nostro modo di affrontare la lettura..e che forse, in fondo, l’e-book è solo il primo passo di questa silenziosa rivoluzione.

venerdì 20 novembre 2009

I numeri della fame

Tanti i numeri, le cifre che ogni giorno rimbalzano sui giornali, in televisione. Questi meritano una particolare riflessione (fonte: The State of Food Insecurity in the World, 2009, FAO).

  • In un giorno qualunque, oggi ad esempio, nel mondo muoiono di fame 17.000 bambini. Uno ogni 5 secondi, 6 milioni in un anno (Ban Ki Moon, Segretario Generale delle Nazioni Unite, Roma 16/11/09)
  • Nel mondo, a fine 2009, le persone che soffriranno la fame saranno 1,02 miliardi (il numero più alto in assoluto registrato da quando sono disponibili statistiche sul fenomeno, ossia dagli anni '70): la maggior parte (642 milioni) in Asia e Pacifico, ma è nell’Africa sub-sahariana che la proporzione di persone che soffrono la fame sul totale della popolazione è maggiore (oltre il 30% della popolazione, ma con punte superiori al 60% in alcuni paesi)
  • Dopo anni di declino, il numero delle persone che nel mondo soffre la fame è tornato ad aumentare (a partire dalla metà degli anni ’90) in termini assoluti, con una netta impennata nel 2008 e 2009, a causa soprattutto della crisi economica mondiale
  • Dal 2006 in poi è anche tornata ad aumentare la percentuale di coloro che, nei paesi in via di sviluppo, soffrono la fame sul totale della popolazione

lunedì 16 novembre 2009

Visto da lei, visto da lui...

- Lui: certo che con questi bambini bisogna proprio stare attenti…pensa ad esempio alle monete.. sono un vero pericolo!

- Lei: beh, sì, effettivamente... (nella mente di Lei si avvicendano immagini terrificanti di bambini che inghiottono monete come piccole slot machine…e ancora scene degne di E.R con chirurghi che estraggono monetine dallo stomaco di bambini…)

- Lui: prendi ad esempio quello che è successo a Roberto…
- Lei: ?

- Lui: sì, sua figlia, la piccola Martina di 2 anni, ha trovato, non si sa dove, una moneta da 2€ e, pensa un po’…l’ha infilata nello spazio della smart card del decoder…e ora non funziona più nulla…!!!! Però, che sfortuna….!
- Lei: eh sì, effettivamente….*

*P.S.: le riflessioni sulla natura degli uomini/maschi che nella mente di Lei si sono successivamente avvicendate sono irripetibili (lasciamo spazio all'immaginario delle nostre lettrici).

giovedì 12 novembre 2009

Chiamasi "controllo di qualità"

Due storielle recenti...

Chiamata al call center di una nota società telefonica.
Al termine della solita, interminabile lista di opzioni del menù telefonico, finalmente arriva il momento di parlare con l’operatore (perché nel menù mancava proprio l'opzione che ci serviva...)

- Buongiorno vorrei avere la seguente informazione:….
- Sì signora, allora la risposta è la seguente:….
- Grazie mille
- Di nulla….a proposito signora, posso darle ancora un’informazione?
- Certo, mi dica
- Guardi, tra qualche giorno verrà chiamata per esprimere un giudizio sui servizi del nostro call center….ecco, è sufficiente che lei prema il 5
- Ah va bene grazie….Click

Premere il 5? Ah, probabilmente, nella giungla dei menù telefonici (premi 1 se vuole il servizio X, premi 2 se vuoi l’informazione sul servizio Y) il 5 è il tasto per selezionare l’opzione “per esprimere un giudizio sul servizio fornito dal nostro call center”, pensa la nostra signora.
Salvo scoprire, il giorno della fatidica chiamata, che il 5 corrisponde a “sono molto soddisfatta del servizio avuto dal call center".
E come rimproverare la signorina del call center per aver voluto evitare alla nostra signora la fatica di dover ascoltare tutto il menù, suggerendo lei stessa la risposta “corretta”?

Presso un noto museo partenopeo, al termine della visita.

-Signora, avrebbe voglia di compilare il questionario relativo alla qualità dei servizi museali?
-Certamente, molto volentieri (avendo visto custodi leggere il giornale, parlare ad alta voce nelle sale, guardare tutto, tranne i visitatori, la voglia di esprimere un giudizio è forte…)
-Ma, scusi, le domande non sono molto chiare…si riferiscono ai servizi di accoglienza intesi come biglietteria (la suddetta signora, molto gentile) o anche ai servizi resi dai custodi…no, perché avrei giudizi diversi in merito
-Eh, guardi non lo sappiamo neanche noi…e ci farebbe piacere saperlo, visto che il rinnovo del nostro contratto dipende anche dall’esito dei questionari!
-Ah capisco…ma allora.. come faccio?
-……(La signora allarga le braccia e scuote la testa rassegnata).

Alla fine mi sono costruita un doppio questionario, inserendo due colonne distinte, specificando per ogni domanda (volutamente ambigua) la risposta in funzione delle diverse categorie di persone coinvolte e corredando il tutto con alcune note a margine…
Devo dire che nonostante lo sforzo profuso, alla fine di questa attività ho provato una sensazione di leggera presa in giro…

venerdì 6 novembre 2009

Alla ricerca della "land of opportunities"

Da qualche tempo mi sono imbarcata in una ricerca: capire il perché gli Stati Uniti esercitino ancora nei confronti di così tante persone, e nonostante le loro mille contraddizioni, il fascino di “land of opportunities”.

L’ultimo contributo sul tema si intitola “Le due Americhe – Perché amiamo e perché detestiamo gli Usa” (autore Ermanno Bencivenga, editore Mondatori 2005). La tesi dell’autore, che da oltre 25 anni vive e insegna negli Stati Uniti, è che vi sono due Americhe. Una è costituita dalle grandi multinazionali e dai loro referenti politici, che tentano di conservare il potere nelle mani di pochi privilegiati: l’altra, invece, è costituita dagli immigrati, da coloro che emigrano negli Stati Uniti alla ricerca di una vita migliore.

La prima trova utile e nel suo interesse fornire all’altra quegli incentivi (appena) sufficienti a far sì che venga preservata la credibilità dell’idea della libera realizzazione dell’individuo. La seconda America (quella degli immigrati) persegue questo ideale, seppur con dei limiti oggettivi, che comunque sono inferiori a quelli che vengono posti "in qualsiasi altra parte del mondo” (p. 74). Bencivenga cita la meritocrazia come una delle forme nelle quali si esplica la libera realizzazione di sé che si riscontra negli Usa.
L’autore conclude affermando l’esistenza di un perenne “negoziato”, spesso non privo di tensioni, tra le due Americhe, che tuttavia trova comunque alla fine una sua sintesi, una “complicità” tra le due Americhe, tale da garantire un equilibrio del sistema.

Il discorso sulla meritocrazia mi è tornato alla mente leggendo alcuni racconti di giovani che sul sito di Repubblica parlano delle difficoltà incontrate nel mondo del lavoro. Ho scelto a caso una pagina ed ho cominciato a leggere: sono rimasta colpita dalla quantità di testimonianze provenienti dall’estero, di persone (di norma laureate, ma sovente anche con una formazione post-lauream,) emigrate in altri paesi (europei e non solo) in cerca di opportunità. Il denominatore comune di queste storie è quello della scoperta, nei paesi di adozione, della meritocrazia, contrapposta alla logica italiana della raccomandazione, che privilegia non quanto si sa, ma chi si conosce.

Queste testimonianze (quella di Bencivenga e quelle riportate sul sito di Repubblica) mi inducono a pensare che la meritocrazia rappresenti, ai nostri giorni, uno degli elementi ai quali noi italiani aspiriamo di più nella nostra personale ricerca della “land of opportunities”…

giovedì 5 novembre 2009

I love Halloween

L'altro giorno ho visto, attaccate alle finestre di una scuola elementare, delle figurine di zucche e fantasmi e mi son detta "Ecco i lavoretti di Halloween!".
Allora ho pensato che è bello che i bambini abbiano una festicciola in più da ricordare rispetto ai tempi passati e chissenefrega se è un'occasione che non fa parte della nostra cultura! E' una cosa nuova e divertente, no? In fondo è un pizzico di cultura americana che entra nelle nostre case.
Poi mi è venuto in mente che tra qualche tempo inizieranno le tristi polemiche sul festeggiare o meno il Natale a scuola. Dico tristi perché io proprio non riesco a vedere nulla di offensivo nel Natale.
La società multietnica dovrebbe essere più ricca di una in cui prevale un solo tipo di cultura. Penso che sarebbe bello festeggiare il Natale e poi anche le ricorrenze di altre culture o religioni, ovviamente in modo semplice, allegro, adatto ai bambini, come con Halloween appunto!

lunedì 2 novembre 2009

Popcorn e Coca- Cola: si parla di film

Popcorn e Coca-Cola: il binomio essenziale, che, almeno fino a qualche annetto fa, accompagnava la visione dei film al cinema.
Anche se ultimamente ci sembra che il binomio sia caduto un po' in disgrazia, utilizziamo questi termini per parlare di cinema...di quello che abbiamo visto, di quello che ci è piaciuto e di quello che ci ha delusi...(ovviamente i commenti sono più che benvenuti, compresi quelli che non condividono le nostre osservazioni!).

Oggi si parla di Baaria...e a coloro che non avessero ancora visto questo film e stessero attendendo trepidanti il giorno nel quale solcheranno la soglia del cinema per vedere quest'opera, consigliamo di passare ad altro post.

Da semplici ed umili osservatori - e dunque non da esperti di cinema - ci permettiamo di dire che:
1) il film ci è sembrato poco "coerente": la vicenda è un susseguirsi di momenti drammatici, a volte tragici, misti ad immancabili parentesi comiche. L'impressione che resta è quella di tante tessere di puzzle che restano sparpagliate sul tavolo, senza arrivare a formare l'immagine desiderata
2) troppi personaggi e, perdipiù, troppo noti con parti di pochi minuti che finiscono per distrarre lo spettatore, senza aggiungere nulla alla narrazione
3) il film è troppo lungo e, quel che è più grave, si ha l'impressione che certi eventi della storia d'Italia siano stati aggiunti "a prescindere" dal loro potenziale contributo alla storia, quasi a "far numero".

Ma forse la severità del giudizio deriva anche dalle aspettative create dalla grande operazione di pubblicità e di marketing che è stata fatta del film...Questa sì, davvero riuscita!