lunedì 29 novembre 2010

The Italian job: se l'azienda non premia la conoscenza...

Novembre/dicembre: periodo di consuntivo sui bonus che le aziende riconoscono ai propri dipendenti, con conseguente riflessione sulle “metriche” in base alle quali le aziende valutano i propri dipendenti e sulle dinamiche che regolano i rapporti aziendali.

A questo proposito, in un periodo di crisi quale quello che stiamo attraversando sembra quasi impossibile proporre concetti (non nuovi ma comunque ancora poco diffusi) di “collaborazione tra pari” e di “ripensamento della gerarchia” all’interno delle aziende. Eppure, molti sottolineano come proprio i periodi di crisi, quelli che riportano all’attenzione la necessità, per le aziende, di ristrutturarsi e di ripensare i propri modelli di business, siano anche quelli più propizi per importanti cambiamenti interni.

Tra i tanti concetti esposti da D. Tapscott e A. Williams nel loro interessante Wikinomics 2.0* vi sono, tra gli altri, proprio la necessità di ripensare i luoghi di lavoro e le stesse dinamiche organizzative sfruttando le potenzialità di scambio delle opinioni e di peer production che le tecnologie informatiche collaborative oggi consentono, non in nome di una generale democratizzazione dell’azienda, ma come necessità per far fronte alle sfide, sempre più complesse, che le aziende oggi devono affrontare in tempi sempre più ristretti.

Da questo punto di vista, la maggior parte delle aziende, per un’inerzia istituzionale e per la mancanza di volontà di mettere in discussione modelli gerarchici affermati da tempo, continua ad ignorare la conoscenza che ha al proprio interno, quella espressa dai dipendenti che ogni giorno si trovano a dover fare i conti con le sfide del mercato e le richieste dei clienti. Oggi queste conoscenze, di cui spesso non rimane alcuna traccia perché si perdono nei momenti di pausa di fronte alla macchinetta del caffè o nello scambio di mail tra colleghi potrebbero facilmente essere “istituzionalizzate” e messe a disposizione dell’azienda per essere ulteriormente dibattute.

Non solo, ma è sempre più evidente come in molti casi, la creazione di team di lavoro su problematiche ad hoc sia una risposta più efficace rispetto all’approccio tradizionale di risoluzione dei problemi (che spesso si risolve con una imposizione dall’alto delle soluzioni, ivi compreso il ricorso a società esterne chiamate a studiare e analizzare problemi che potrebbero, nella maggior parte dei casi, essere risolti all’interno delle aziende con risparmio di tempo e denaro)**.

Secondo gli autori del libro gli approcci tradizionali sono destinati a cambiare nel tempo non soltanto perché le aziende che non li abbandoneranno alla fine verranno penalizzate dal mercato,ma anche per il fatto che le nuove generazioni di lavoratori (quelli cresciuti con Internet e i social network) saranno meno inclini, rispetto alle attuali generazioni, ad accettare l’imposizione di soluzioni dall’alto, in nome della cieca obbedienza alla gerarchia aziendale. Una rivoluzione che però non sarà facile né veloce…soprattutto in paesi, come il nostro, che soffrono di management spesso più “maturi” di quelli di altri paesi e meno inclini a cogliere le sfide/opportunità poste dall’adozione delle nuove tecnologie collaborative nel luogo di lavoro.

*D. Tapscott e A. D. Williams, Wikinomics 2.0 – La collaborazione di massa che sta cambiando il mondo, BUR Next, Milano, febbraio 2010.

**Circostanza, questa, che nel tempo ha alimentato simpatiche, quanto spesso veritiere, barzellette quale quella che potete trovare descritta qui http://forum.alfemminile.com/forum/fitness3/__f71021_fitness3-Per-ireneride-barzelletta-sui-consulenti.html e che vi riporto pari pari di seguito:

“Un pastore stava pascolando il suo gregge di pecore, in un pascolo decisamente lontano e isolato quando all'improvviso vede avvicinarsi una BMW nuova fiammante che avanza lasciandosi dietro una nuvola di polvere. Il guidatore, un giovane in un elegante abito Versace, scarpe Gucci, occhiali Ray Ban e cravatta Yves Saint Laurent rallenta, si sporge dal finestrino dell'auto e dice al pastore: "Se ti dico esattamente quante pecore hai nel tuo gregge, me ne regali una?" Il pastore guarda l'uomo, evidentemente uno yuppie, poi si volta verso il suo gregge e risponde con calma: "Certo, perché no?" A questo punto lo yuppie posteggia l'auto, tira fuori il suo computer portatile della Dell e lo collega al suo cellulare della A T& T. Si collega a internet, naviga in una pagina della NASA, seleziona un sistema di navigazione satellitare GPS per avere un'esatta posizione di dove si trova e invia questi dati a un altro satellite NASA che scansiona l'area e ne fa una foto in risoluzione ultradefinita. Apre quindi un programma di foto digitale della Adobe Photoshop ed esporta l'immagine a un laboratorio di Amburgo in Germania che dopo pochi secondi gli spedisce un e-mail sul suo palmare Palm Pilot confermando che l'immagine è stata elaborata e i dati sono stati completamente memorizzati. Tramite una connessione ODBC accede a un database MS-SQL e su un foglio di lavoro Excel con centinaia di formule complesse carica tutti i dati tramite e-mail con il suo Blackberry. Dopo pochi minuti riceve una risposta e alla fine stampa una relazione completa di 150 pagine, a colori, sulla sua nuovissima stampante HP LaserJet iper-tecnologica e miniaturizzata, e rivolgendosi al pastore esclama: "Tu possiedi esattamente 1586 pecore". "Esatto. Bene, immagino che puoi prenderti la tua pecora a questo punto" dice il pastore e guarda il giovane scegliere un animale che si appresta poi a mettere nel baule dell'auto. Il pastore quindi aggiunge: "Hei, se indovino che mestiere fai, mi restituisci la pecora?". Lo yuppie ci pensa su un attimo e dice: "Okay, perché no?" "Sei un consulente" dice il pastore. "Caspita, è vero - dice il giovane - come hai fatto a indovinare?" "Beh non c'è molto da indovinare, mi pare piuttosto evidente - dice il pastore - sei comparso senza che nessuno ti cercasse, vuoi essere pagato per una risposta che io già conosco, a una domanda che nessuno ti ha fatto e non capisci un ... del mio lavoro. Ora restituiscimi il cane!"

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