sabato 16 maggio 2009

Born digital: i nati (nativi) digitali

Più volte abbiamo parlato del tema dei new media e della loro influenza sui nostri stili di vita. Ma che dire dei nostri figli, ossia di coloro che sono “nati digitali”?

In un articolo apparso ieri (Luca Tremolada, Riforma mentis, Nova, 14 maggio 2009), i “nati - o nativi - digitali” vengono così descritti: “Mentre noi adulti cerchiamo sempre un manuale o abbiamo bisogno di strumenti per inquadrare concettualmente un oggetto di studio prima di dedicarci ad esso, questi nativi digitali apprendono per esperienza e per approssimazioni successive. Noi assorbiamo informazioni in sequenza logica, loro giocano con le informazioni, tagliano ed incollano saperi diversi, hanno una cultura delle immagini più sviluppata, una manualità nell’apprendere che si manifesta al compute (...) questa generazione studia e collabora in rete, è sempre connessa, non ha filtri, fatica a riconoscere l'autorità e rifugge il conflitto. Sono menti meno autonome”…

E’ evidente che il modo in cui questi nativi digitali si relazionano con gli altri, con la realtà, con lo studio, è diverso da quello di chi, come noi, è nato senza PC in casa, senza telefono cellulare e senza Internet. La distanza è tanta e questo forse, contribuisce ad alimentare un po’ di inquietudine.

Certo, sapere che per molti ragazzi Google equivale alla “realtà/verità” (se lo dice Google allora è senza dubbio vero…se non c’è su Google allora non esiste…) fa riflettere. Ma non sarà che molti dei dubbi che nutriamo su questa nuova generazione di nativi digitali sono legati alla difficoltà che noi "nati o nativi analogici” abbiamo nel capire come gestire la rivoluzione negli stili di vita, nei comportamenti sociali e lavorativi che la tecnologia sta determinando nella nostra quotidianità?

6 commenti:

Lisa ha detto...

Cara Beth, questo ragionamento mi lascia perplessa. Io trovo agghiacciante questa "fuga dalla realtà" dei cosiddetti "nati-nativi digitali", nella misura in cui priva i giovani del contatto con il prossimo, rendendoli fragili e incapaci di gestire le relazioni. Per questo credo che chi a qualsiasi titolo si occupa di educazione, debba confrontarsi con la "digitalizzazione", per aiutare i giovani a maneggiare uno strumento potenzialmente molto pericoloso.

Beth (Elisabetta Comini) ha detto...

Assolutamente sì: chi si occupa di educazione ( genitori, insegnanti e più in generale tutti coloro che in qualche modo hanno a che fare con i giovani) deve confrontarsi con questa realtà. Rifiutarla tout court non serve, anche perché il progresso tecnologico non si ferma...Aiutare i giovani a maneggiare con consapevolezza le nuove tecnologie è forse lo sforzo più importante e allo stesso tempo più gravoso...tanto più gravoso, secondo me, per chi, come noi, non è nato digitale e, più in generale, per una società, come quella attuale, che non ha ancora capito come gestire questa nuova realtà digitale.

Max ha detto...

io sono un po' più ottimista, con tutti i casini che ci sono al mondo, questo davvero non mi pare un problema

la mia nonna (donna saggia...) dice ad esempio: "state attenti con quei computer, che alla lunga vi rovinano gli occhi e chissà cos'altro"; forse è vero ma internet mi permette anche di sapere che una dirigente della Lega è stata arrestata in svizzera per traffico di droga e che in Cina i diritti umani vengono violati, senza dover aspettare che Federico Rampini scriva un altro libro

Insomma, io credo che ci stiamo ponendo verso i digital natives, nello stesso modo in cui si sono posti i nostri genitori e nonni verso di noi quando a 14 anni giravamo con il walkman nelle orecchie, il nostro compito è solo quello di far capire alle nuove generazioni che Wikipedia è complementare alla monografica Treccani... una volta raggiunto questo obiettivo saranno sicuramente in posizione di grande vantaggio rispetto a noi che Wikipedia non l'avevamo!

il rischio di fermare il progresso e di offrire involontariamente scuse a chi internet vorrebbe censurarlo è troppo più grosso... lasciamo che questi gen-yers crescano

Lisa ha detto...

Caro Max, non dimenticare che la percezione della realtà è molto diversa nei bambini e negli adolescenti, rispetto agli adulti. Purtroppo io posso constatare quasi ogni giorno la mancanza o scarsità di competenze relazionali di base nei miei allievi. Con questo non voglio dire che la responsabilità sia di internet, ma del fatto che i ragazzi vengono spesso lasciati soli a confrontarsi con la realtà virtuale e, sommando il bisogno di modelli cui ispirarsi alla mancanza di chiavi di lettura, puoi immaginare il disastro. Secondo me un buon compromesso è accogliere internet, tv digitale e quant'altro, ma sempre condivisi a livello familiare. Può bastare anche solo posizionare il pc o la tv di casa in un posto di passaggio, in modo che i genitori possano controllare cosa e per quanto tempo il ragazzo guarda e magari discutere insieme delle esperienze virtuali. Insomma credo che i giovani debbano affrontare questa realtà parallela tenuti saldamente per mano.

Max ha detto...

Lisa, quello che fai tu è tutt'altro discorso. E ti faccio un esempio pratico. Io ho la passione per l'arrampicata e una coppia di amici che arrampica con me ha due figli adolescenti. Un paio di volte ho provato a chiedere a questi amici se i loro figli facessero qualche sport di squadra (ricordandomi di quanto io mi sia divertito a giocare a basket). La risposta è stata sempre: "no perché poi durante il week end non potremmo andare in montagna, ma dovremmo portarli alle partite"; poi spesso succede che uno dei genitori venga ad arrampicare e l'altro stia a casa a lavorare mentre i figli giocano alla playstation. Allora il problema non è la playstation, ma l'individualismo dei genitori che preferiscono lasciare che i figli si autogestiscano. Il problema è quella stessa generazione che ha portato agli eccessi del capitalismo e dell'inquinamento ambientale. Allora sono d'accordo con te: posizionamo il computer nel posto giusto, ma soprattutto rinunciamo a 10 minuti del nostro tempo (nostro in senso generico intendo, visto che io ancora non ho figli:)) e dedichiamolo ai figli. Che poi sia su wikipedia, o in un campo da basket poco importa.

Lisa ha detto...

Giusto Max, hai ragione e hai citato giustamente gli adolescenti, nei confronti dei quali spesso i genitori gettano la spugna perché "Sono ingestibili" oppure, peggio, "Tanto ormai sono grandi", senza considerare che grandi non lo sono per niente e, anzi, dietro l'aspetto di donne e uomini vissuti e strafottenti, si nascondono dei cuccioli impauriti. Per questo credo che lasciare un ragazzo davanti a Internet da solo, sia un po' come abbandonarlo in una città sconosciuta, con tante opportunità, ma anche moltissimi rischi.