- Nell’Unione europea (27 paesi), in media, il 59,1% delle donne ha un lavoro*.
- 16 sono i paesi dell’UE che si collocano al di SOPRA di questa media: in cima alla classifica la Danimarca, il paese con il tasso di occupazione femminile più alto (pari al 74,3%), seguita da Svezia, Paesi Bassi e Finlandia. A seguire altri 12 paesi
- 11 sono i paesi dell’UE che si collocano SOTTO la media europea del 59,1%: il peggiore, in termini di occupazione femminile, è Malta (tasso di occupazione femminile pari al 37,4%), seguito dall’Italia (47,2%). Meglio dell’Italia, ma comunque sempre al di sotto della media europea fanno tutti gli altri paesi: Repubblica Ceca, Belgio, Lussemburgo, Slovacchia, Spagna, Polonia, Romania, Ungheria, Grecia.
- Anche per quanto riguarda l’occupazione maschile, l’Italia è al di sotto della media dei 27 paesi dell’Unione europea (70,3% contro la media del 72,8%), ma mentre in questo caso lo scostamento tra Italia e media europea è di circa 2,5 punti percentuali, nel caso dell’occupazione femminile il divario è di quasi 12 punti percentuali (47,2% Italia contro 59,1% della media europea). Non solo, ma in Italia, il divario tra il tasso di occupazione degli uomini e quello delle donne è tra i più elevati dell’UE (23 punti percentuali, contro una media europea di 13,7 punti percentuali).
- Tra le regioni italiane, il tasso di occupazione femminile più elevato si trova in Emilia-Romagna (qui il 62,1% delle donne ha un’occupazione): al fondo della classifica la Campania (tasso di occupazione femminile pari al 27,3%).
- Secondo uno studio recente della Camera di Commercio di Napoli e dell´Eurosportello, nella provincia di Napoli in particolare, l´occupazione femminile si attesterebbe addirittura al 24,3% per cento.
mercoledì 10 febbraio 2010
Donna, italiana... e della provincia di Napoli
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2 commenti:
Triste pensare che se nasco in Emilia-Romagna ho determinate opportunità, mentre se nasco in Campania ne ho molto meno. E purtroppo non parliamo solo di lavoro, ma anche di sanità, servizi... Ma non siamo tutti italiani? Europei forse è chiedere troppo, ma almeno italiani!
E se ragioniamo su scale geografiche diverse il discorso si fa ancora più drammatico: perché un bimbo che nasce in un determinato paese ha buone opportunità (non la certezza, ma l'opportunità almeno) di vivere un'infanzia felice, mentre un bimbo che nasce magari a pochi km di distanza, ma oltre il confine nazionale, probabilmente non riuscirà ad arrivare neanche ai 5 anni di età?
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