mercoledì 3 febbraio 2010

Public speaking? Esercitiamoci con i bambini!

Ieri al museo civico di Torino non erano le porcellane dell’Ermitage, oggetto della mostra temporanea, ad attirare l’attenzione dei visitatori.

Gli sguardi erano tutti rivolti verso un gruppetto di bambini di circa 7 anni, seduti per terra in cerchio attorno ad una teca di vetro. Accanto alla teca, una giovane guida del museo, che leggeva con fervore alcuni passi di quello che sembrava essere, dal tono della lettrice, un libro di avventura.
Forse un racconto ambientato nel Medioevo, visto che la maggior parte dei reperti nella sala risaliva a quel periodo.
In silenzio, lo sguardo rapito dal racconto della loro lettrice, i bambini sembravano non accorgersi neanche delle tante persone che con un misto di curiosità e di ammirazione li guardavano, sbirciando tra una teca e l’altra.

Poco lontano, un gruppo di tredicenni si trascinava stancamente da una sala all’altra del museo, scortato da alcune insegnanti ugualmente stanche. Le spiegazioni della guida del museo si perdevano negli sguardi assenti mentre il passaparola si faceva di sala in sala sempre più insistente:“Ma quando si va a mangiare?”

Come spiegare atteggiamenti così differenti?
Con l’avanzare dell’età perdiamo forse interesse nell’arte, nei musei?
O forse siamo semplicemente più indipendenti e dunque meno inclini a rispettare l’autorità/ascoltare ciò che ci viene proposto dall’”alto”?
O non sarà che quando ci si rivolge a quello che si ritiene essere un pubblico già adulto (i ragazzi delle medie nel nostro esempio, ma la cosa vale anche per un pubblico ancora più maturo) spesso si dimentica l’importanza di alcuni elementi che rendono efficace la comunicazione, in primis la capacità di coinvolgere/attirare l’attenzione dell’uditorio?

Qualche tempo fa è venuto in azienda un consulente inglese specializzato in corsi di formazione per il “public speaking”. Si tratta di corsi con i quali si intende fornire – a coloro i quali si trovano a parlare in pubblico a nome della propria azienda – quegli strumenti in grado di rendere più efficace la comunicazione.

Una cosa che sorprende di questi corsi è la semplicità dei consigli/strumenti forniti, che spesso hanno a che fare con la scelta delle parole, l’utilizzo di esempi per chiarire i concetti esposti, ma anche con la gestualità, il timbro ed il tono della voce.

Insomma, anche ai livelli più alti della comunicazione e nei confronti di un pubblico adulto, pare si tenda sempre di più a riconoscere l’importanza di quegli stessi elementi che rendono efficace la comunicazione nei confronti…dei bambini!

La prossima volta che vi capiterà di parlare in pubblico ad un convegno, fate dunque finta che al posto di adulti in giacca e cravatta seduti sulle poltroncine di fronte a voi vi siano bimbi in jeans e maglietta seduti in cerchio…forse vedrete meno sbadigli e sentirete meno bisbigli su “A che ora è il buffet?”.

1 commento:

Ele ha detto...

Credo che una cosa che perdano gli adulti (anche se sicuramente non tutti) sia la voglia di giocare e di divertirsi. Personalmente, spero di arrivare all'ultimo giorno della mia vita consapevole di essermi molto divertita nel cammino!