venerdì 8 ottobre 2010

Specchio, specchio delle mie brame…

E’ riemersa dopo mesi dal caos di carte e pubblicazioni sepolte nei vari meandri della scrivania:“The World in 2010”, una pubblicazione annuale (esce di solito nel mese di novembre) nella quale il settimanale inglese “The Economist” cerca di prevedere/anticipare i principali temi economici/politici/sociali dell’anno che sta per iniziare.

Una delle letture più interessanti è quell’articolo, inserito all’interno della pubblicazione, che traccia un bilancio delle previsioni del giornale sull’anno concluso (in questo caso il 2009). Con quello humour che da sempre contraddistingue la rivista, l’articolo in questione “Our greatest hits...and misses for 2009” di Daniel Franklin (p. 90) si apre con questa citazione dell’economista Galbraith: “The only function of economic forecasting is to make astrology look respectable”.

Una citazione che si può applicare anche ad altri campi e, più in generale, all’esercizio del “prevedere” quello che succederà (trend economici, il successo di un prodotto sul mercato, ecc.). In base alla mia esperienza del “forecasting” in ambito tecnologico posso dire che: gli eventi che si riveleranno più dirompenti difficilmente saranno previsti…semplicemente arriveranno e tutti cominceranno a parlarne fino a alla noia.

Alcuni di questi, dopo qualche tempo, si riveleranno delle bufale (ma soltanto quando la lucidità del ragionamento avrà preso il sopravvento sull’eccitazione collettiva). Fino a quel momento, chiunque pensi/dica il contrario dalla massa (compreso il nostro povero analista) verrà ritenuto uno stupido…e non vi sarà riabilitazione neanche quando sarà evidente che aveva ragione.

Altri fenomeni, invece, resteranno e diventeranno motivo di studio/ragionamento per diverso tempo. In tutto questo periodo, le previsioni di chi cerca di analizzare il fenomeno verranno condizionate da una serie di eventi esterni, forze che hanno l’interesse affinché il nostro povero analista affermi una certa cosa piuttosto che un’altra, spesso non in virtù di motivi fondati ma di logiche di convenienza personale ed aziendale (“Analista, non dire che il mercato andrà bene come pensi, perché se poi il mio team di lavoro non raggiungerà quei risultati saremo penalizzati dal management aziendale"... o al contrario…: “Analista, di’ che questo mercato crescerà molto perché ho bisogno di giustificare la mia posizione/il mio ruolo in azienda, ecc.).

Se poi modificherà nel tempo le sue previsioni alla luce di nuove riflessioni , ecco che il povero analista si troverà sottoposto ad altre accuse, a dover giustificare il perché delle differenze rispetto alle sue stime precedenti…(ma ovviamente, al contempo, se non avrà rivisto le previsioni abbastanza in tempo da anticipare gli eventi futuri sarà accusato ugualmente: che analista è infatti uno che non riesce a prevedere gli eventi futuri?).

Insomma, u
na situazione difficile, quella del povero analista, che purtroppo può essere compresa pienamente soltanto da chi ha condiviso le gioie ed i dolori di questo lavoro e che sa che un buon analista non potrebbe andare avanti se nel cassetto della scrivania, insieme agli studi, ai fogli excel, alle analisi ecc. non lasciasse un po’ di posto anche al sesto senso, alle intuizioni e…ebbene sì, anche alla sua piccola palla di vetro…

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