sabato 27 giugno 2009

Statistiche familiari

Ecco una statistica facile da indovinare…: in media, quanto tempo una famiglia trascorre insieme al giorno?
Da uno studio condotto in Gran Bretagna (ma i risultati “nostrani” non penso siano molto diversi) la risposta è: 45 minuti al giorno.

Dato che non sorprende se si pensa che: 1) sempre più spesso anche la madre lavora; 2) i figli sono sempre più sovente impegnati in attività extrascolastiche (piscina, calcio, la scuola di musica, ecc.), anche per via della necessità, per i genitori che lavorano, di “sistemare” i figli mentre loro sono fuori casa; 3) i televisori in casa si sono moltiplicati, con il risultato che difficilmente la famiglia si trova riunita, dopo cena, come una volta, di fronte al televisore; 4) al consumo mediatico tradizionale (tv, radio, cinema, ecc.) si sono aggiunti, per quanto riguarda i figli, i “nuovi consumi”: Internet, consolle, ecc., che di norma vengono fruiti in modalità “singola”, ossia separatamente dal resto della famiglia.

Che fare? Ottimizzare quei 45 minuti verrebbe da dire…che poi tradotto significa ottimizzare il tempo che la famiglia trascorre seduta a tavola (perché è qui che si concentra il poco tempo passato insieme).

E perché non aggiungere a questa ricetta anche altro? Es: organizzare il week-end in modo da prevedere attività per tutta la famiglia (gite, visite, passeggiate, ecc.) o cercare di condividere con i figli alcune delle attività che di norma vengono fruite singolarmente (es: cercare di ritagliare un po’ del proprio tempo per navigare con loro o per giocare insieme con la console o per farsi coinvolgere in quei giochi che a noi sembrano strani ed astrusi quanto strani ad astrusi sembravano ai nostri genitori quelli che facevamo noi durante l’infanzia…)?
Si accettano suggerimenti…

3 commenti:

Lisa ha detto...

Non so, non sono convinta. Secondo me se una famiglia passa solo 45 minuti al giorno insieme sarebbe il caso di rivedere l'organizzazione e le priorità. Io non credo molto nel cosiddetto tempo di qualità, il tempo è tempo, punto. Per me famiglia è soprattutto condivisione della quotidianità e non ritaglio e ottimizzazione di minuti. Credo che tutti i punti che hai citato siano giustamente presenti, ma debbano essere modulati in modo personalizzato a seconda delle condizioni di ogni nucleo familiare. Voglio dire che non c'è una ricetta universale, perché le cose cambiano molto, a seconda delle condizioni economiche, del luogo in cui si vive, dei rapporti con gli altri familiari e con la comunità, ma alla fine ogni nucleo deve trovare il sistema per vivere la famiglia in modo pieno, ritagliando il tempo per le altre cose. Questo ovviamente non per dovere, ma perché, ahimè, la vita è una sola e scorre veloce e nel giro di poco tempo i figli crescono, i genitori invecchiano e si rischia di avere passato i migliori anni della propria vita a correre e ritagliare minuti.

Beth (Elisabetta Comini) ha detto...

E' vero, le condizioni sono molto diverse da famiglia a famiglia, e molto dipende dal lavoro dei genitori...ma se entrambi lavorano fuori casa dalle 9 alle 18 (più il tempo per gli spostamenti) che cosa rimane? In questo contesto "rivedere l'organizzazione della vita familiare e le priorità" sembra condurre ad una solo scelta obbligata: quella che almeno un genitore (leggi la madre, almeno in Italia) abbia un lavoro che consenta una certa flessibilità di orari ed una conseguente maggiore adattabilità alle esigenze familiari. Questo è il punto centrale: la donna sempre più spesso lavora e questa è una fortuna ed una risorsa per tutti (per la donna stessa e per la società). Ma le strutture sociali e l'organizzazione del lavoro sono rimaste indietro, non sono evolute di conseguenza...

Lisa ha detto...

Io non penso che debba necessariamente essere la madre a ridurre il carico lavorativo. La flessibilità deve essere a 360°. Magari, potrebbe, per un periodo essere il padre, poi la madre.
E poi dipende anche dalle condizioni economiche e sociali. Faccio un esempio: una famiglia povera, in cui entrambi i genitori fanno un lavoro subordinato, magari con turni massacranti, in nero, senza diritti, ma che gli consente letteralmente di mettere insieme il pranzo con la cena, allora trovo più difficile la ricerca di soluzioni.
Ma nel caso di famiglie benestanti, in cui entrambi i genitori hanno lavori di alto livello, magari come dirigenti, con competenze, responsabilità e tutto il resto, cui si presume corrispondano anche entrate economicamente significative, allora penso sia un po' più facile, almeno per uno dei due, allentare un po' i ritmi certo, magari perdendo qualche punto di carriera, ma trovando ben altri benefici. E per le situazioni intermedie le soluzioni possono essere ancora più variegate.