venerdì 6 novembre 2009

Alla ricerca della "land of opportunities"

Da qualche tempo mi sono imbarcata in una ricerca: capire il perché gli Stati Uniti esercitino ancora nei confronti di così tante persone, e nonostante le loro mille contraddizioni, il fascino di “land of opportunities”.

L’ultimo contributo sul tema si intitola “Le due Americhe – Perché amiamo e perché detestiamo gli Usa” (autore Ermanno Bencivenga, editore Mondatori 2005). La tesi dell’autore, che da oltre 25 anni vive e insegna negli Stati Uniti, è che vi sono due Americhe. Una è costituita dalle grandi multinazionali e dai loro referenti politici, che tentano di conservare il potere nelle mani di pochi privilegiati: l’altra, invece, è costituita dagli immigrati, da coloro che emigrano negli Stati Uniti alla ricerca di una vita migliore.

La prima trova utile e nel suo interesse fornire all’altra quegli incentivi (appena) sufficienti a far sì che venga preservata la credibilità dell’idea della libera realizzazione dell’individuo. La seconda America (quella degli immigrati) persegue questo ideale, seppur con dei limiti oggettivi, che comunque sono inferiori a quelli che vengono posti "in qualsiasi altra parte del mondo” (p. 74). Bencivenga cita la meritocrazia come una delle forme nelle quali si esplica la libera realizzazione di sé che si riscontra negli Usa.
L’autore conclude affermando l’esistenza di un perenne “negoziato”, spesso non privo di tensioni, tra le due Americhe, che tuttavia trova comunque alla fine una sua sintesi, una “complicità” tra le due Americhe, tale da garantire un equilibrio del sistema.

Il discorso sulla meritocrazia mi è tornato alla mente leggendo alcuni racconti di giovani che sul sito di Repubblica parlano delle difficoltà incontrate nel mondo del lavoro. Ho scelto a caso una pagina ed ho cominciato a leggere: sono rimasta colpita dalla quantità di testimonianze provenienti dall’estero, di persone (di norma laureate, ma sovente anche con una formazione post-lauream,) emigrate in altri paesi (europei e non solo) in cerca di opportunità. Il denominatore comune di queste storie è quello della scoperta, nei paesi di adozione, della meritocrazia, contrapposta alla logica italiana della raccomandazione, che privilegia non quanto si sa, ma chi si conosce.

Queste testimonianze (quella di Bencivenga e quelle riportate sul sito di Repubblica) mi inducono a pensare che la meritocrazia rappresenti, ai nostri giorni, uno degli elementi ai quali noi italiani aspiriamo di più nella nostra personale ricerca della “land of opportunities”…

2 commenti:

Lisa ha detto...

E la meritocrazia è sempre presente nelle mitiche riforme del settore pubblico. Tutti la invocano, ma siamo sicuri che in un sistema meritocratico saremmo noi i più meritevoli? Provocazioni a parte, meritano rispetto e considerazione quei giovani che, in cerca di opportunità, sono andati personalmente a cercarsele. Ne meritano meno tutti quelli che si adagiano passivamente sull'idea che tanto il sistema è sbagliato e loro non saranno mai valorizzati.

Beth (Elisabetta Comini) ha detto...

La certezza che saremmo noi i più meritevoli ovviamente non c'è mai, ma la questione importante è, secondo me, un'altra: avere la certezza di partire tutti dallo stesso punto...poi starà ad ognuno dimostrare le proprie capacità. Ma se già i punti di partenza sono diversi... la gara è truccata