lunedì 29 marzo 2010

Elezioni 2010

Ci siete cascati? Pensavate ad un post a sfondo politico, tipo affluenza, exit poll, destra, sinistra, centro, moderati, guelfi e ghibellini?
Nossignori: questo è un post ROMANTICO. Vi ricordate l'ebbrezza del primo voto? I discorsi a scuola? "Beato te che compi 18 anni a febbraio, così riesci a votare!" La soddisfazione di presentarsi al seggio e, alla richiesta di un documento, domandare "Va bene la patente?" Anche se avevate la carta d'identità, vuoi mettere esibire la patente? Non sia mai qualcuno avesse ancora dubbi sul vostro essere maggiorenne!
Oggi ho visto un neovotante entrare e uscire fiero dalla cabina elettorale e ho pensato che qualunque croce abbia messo, per la prima volta ha detto la sua, pensando di aver contribuito a migliorare un po' il mondo. E va bene così!

4 commenti:

Sergio ha detto...

...quanto tempo passerà prima di capire che non conta poi più tanto aver detto la prorpia opinione?? Scusata ma l'amarezza di queste ultime votazioni mi fanno essere parecchio negativo sull'esito...qualunque esso sia (PDL o PD-meno-L, per dirla alla grillo....), soprattutto perchè lo sconforto ha avuto la meglio sul raziocinio al momento del voto. Facendomi pensare che nessuno dei due schieramenti più grandi avesse le premesse necessarie per "meritare" il mio voto, e he mi ero stancato di andare ad esprimere un voto "contro" qualcuno e non a favore di qualcuno. L'unica cosa positiva è che per tutto il giorno si è avverato quanto canta Gaber "CHISSà PERCHè NON PIOVE MAI QUANDO CI SONO LE ELEZIONI" http://www.youtube.com/watch?gl=US&v=iSLT6S1dyV0
che mi ha fatto stare allegro tutto il giorno!!!!

Lisa ha detto...

Hai ragione da vendere Sergio.
Ma un diciottenne secondo me ha ancora diritto di pensare che il mondo si può cambiare con i sogni e gli ideali.
Preferisco lasciare agli adulti il disincanto.

Beth (Elisabetta Comini) ha detto...

Il sentimento più diffuso tra le persone con le quali ho parlato domenica, prima di entrare al seggio, era il seguente: “Andiamo a votare, così la finiamo con questo periodo di accuse, insulti, ecc.”. Questo la dice lunga sul clima che sempre più spesso, in Italia, accompagna le elezioni (siano esse europee, regionali, politiche, ecc.). E spiega anche il sentimento - che penso comune a molti – espresso da Sergio. Che fare dunque? Andare a votare esprimendo il voto per il “meno peggio” o non andare a votare? Il non voto potrebbe essere un segnale forte di insoddisfazione per le classi dirigenti (probabilmente di entrambi gli schieramenti), ma per essere efficace dovrebbe essere molto evidente…(cosa che richiederebbe una sorta di accordo trasversale tra gli insoddisfatti). Oppure si va a votare, con la consapevolezza che èmolto triste votare per il “meno peggio”, ma che il non voto, almeno nel contesto attuale, si tradurrebbe, comunque, in una sconfitta.

Lisa ha detto...

Secondo me anche votare il "meno peggio" è meglio di non votare. Siamo tutto d'accordo sulla mancanza di credibilità della classe politica attuale, ma non votare significa non solo rinunciare a un diritto importante, ma anche esimersi da un dovere che abbiamo gli uni nei confronti degli altri.
Penso che bisogna "fare fuoco con la legna che c'è", in questo caso legna molto bagnata, marcia, putrida e chi più ne ha più ne metta, ma comunque è sempre meglio del non-diritto di voto.