venerdì 12 marzo 2010

Giulietta aveva torto...

“E che è un nome? Quella che noi chiamiamo rosa, anche con un altro nome avrebbe il suo soave profumo” (Teatro di W. Shakespeare, Romeo e Giulietta, Atto secondo, seconda scena, Einaudi editore, 1960, p. 296)

Con queste parole, la Giulietta di Shakespeare ricorda a Romeo che i nomi sono una convenzione e che ciò che conta è quello che c’è dietro il nome, la persona in questo caso. Ma aveva ragione?

In Giappone, la multinazionale che commercializza la nota barretta di cioccolato e cereali Kit Kat (per la quale, appositamente per il Giappone, sono stati creati 19 nuovi gusti, compreso quello al miso, per venire incontro ai gusti della popolazione locale), ha scoperto che, nella lingua locale, la pronuncia di Kit Kat ricorda quella della frase giapponese “Kitto Katsu”, che significa “Vincerai sicuramente”.

Poiché in Giappone vi è la tradizione di inviare dei regali di buon auspicio agli studenti che devono affrontare gli esami di ammissione alle scuole, la società ha pensato di sfruttare il binomio tra tradizione e prodotto.

Grazie ad una partnership stretta con il servizio postale ha fatto in modo che il prodotto, nel periodo degli esami, sia presente negli uffici postali e che da qui possa essere inviato agli studenti come augurio per il superamento dell’esame. Per questa iniziativa, la società ha anche vinto un prestigioso premio per la pubblicità.
Ma, come si sa, "non" tutto il mondo è paese….infatti…

La prima volta che vidi una barretta di Kit Kat in un distributore di snack, mi trovavo in Inghilterra. Il mio primo pensiero fu: “Ma guarda un po’, proprio come il cibo per gatti”.

Già, perché tutti ricorderete che in Italia, tempo fa, veniva pubblicizzato in televisione un cibo per gatti dal nome molto simile al Kit Kat (si chiamava KiteKat). Insomma, non proprio un nome felice per un prodotto che dovrebbe stuzzicare il palato (degli uomini)…
Che cosa diceva Giulietta a proposito dei nomi?

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