domenica 23 novembre 2008

I viaggi de "Il portapenne": prima tappa, la "Death Valley"


Ore 10. Macchina presa a noleggio, mappa in mano, percorriamo la strada che ci condurrà alla Death Valley. Fuori 50 gradi ma, grazie all'aria condizionata, in macchina riusciamo a non boccheggiare. Fino ad un certo punto ci accompagna la radio con la solita canzone su Arlington (ndr. il famoso cimitero nazionale militare) che è tristemente diventata un "hit" da queste parti...Siamo ancora in California ma qui davvero nulla ricorda le immagini viste tante volte in televisione. Davanti e dietro a noi nessuno...forse dopo la curva...già, peccato che qui di curve non ce ne siano, ma soltanto la solita lunga strada...Lungo la strada nulla: nessun albero, nessun arbusto...nulla. Già mi sembra di vedere la scena: un guasto alla macchina e noi soli (i cellulari qui non funzionano e non esistono le colonnine SOS). Con tono poco rassicurante, la guida ci informa che in caso di guasto la "procedura" da seguire è quella di attendere e di non abbandonare l'auto perché con la temperatura a 50 gradi incamminarsi sarebbe un rischio. E poi...inaspettatamente uno spettacolo incredibile si apre di fronte a noi...dune di sabbia (sì!!!) ma soprattutto delle immense rocce dalle forme stranissime. Ci fermiamo a Zabriskie Point, come ci consiglia la guida. Apriamo la portiera e un caldo strano, mai provato, quasi "surreale", ci assale. Guida in mano, mi accingo a leggere la "storia" di questo luogo fantastico...poi mi fermo...in fondo non mi interessa sapere quali strane forze della natura abbiano determinato questo miracolo...voglio guardare e basta. Restiamo lì un'ora, forse di più...in silenzio, soli. E poi le foto, tante...ancora oggi le scorro negli album. La guida invece è nella libreria, e non l'ho mai aperta.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Quando si parla di USA io non posso non sentirmi coinvolta...Ebbene sì lo ammetto: sono da sempre una fan di quell'immensa, stimolante nazione che è l'America.Quando ho saputo della vittoria di Obama ho provato un brivido e ho pensato che davvero l'America è un paese che non ha paura di rinnovarsi di continuo, dove nulla è prevedibile, nulla è impossibile...
A tal proposito vi consiglio l'ultimo libro di V. Zucconi, l'Aquila e il pollo fritto-perchè amiamo e odiamo l'America, io lo sto leggendo..tra una poppata e l’altra di Simone il mio piccolo di quasi due mesi...

Beth (Elisabetta Comini) ha detto...

Carissima Anonimo...anche io lo sto leggendo e forse l'aspetto che condivido di più con l'autore (e con te) sul perché amiamo l'America è proprio la capacità di questo paese di prendere decisioni fortemente innovative in tempi brevissimi. E questo penso sia il principale aspetto che ha determinato la forte eco che hanno avuto nel mondo queste elezioni presidenziali. E se hanno entusiasmato (e quanto!) anche noi italiani...non sarà forse proprio per la sensazione di distanza dall'immobilismo "gattopardiano" (o gattopardesco?) del nostro triste panorama politico italiano?