venerdì 21 novembre 2008

Lobbisti: quella "sporca dozzina"...?

Molto spesso alla televisione sentiamo parlare di Unione europea, Commissione europea e Parlamento europeo. E qui ci fermiamo...sì perché di questi organismi e di quello che fanno si parla (in modo serio) veramente poco (e si "straparla" tanto!). La cosa non stupisce poi tanto se si pensa (e parlo per esperienza diretta...) che la maggior parte dei giornalisti che arriva a BXL di fatto non sa nulla di come funzionano le istituzioni comunitarie e di quello che fanno (e notate bene, qui non stiamo parlando di giornalisti di emittenti o di giornalisti di quotidiani di second'ordine..., anzi!). Io a BXL sono vissuta per qualche anno (3) e ci ho lavorato, sempre a contatto con gli organismi europei..per questo mi azzardo a dire qualche cosa...Il tema è complesso e molti sono i potenziali argomenti..inizio con i tanto vituperati lobbisti...Già perché, lo ammetto, io a Bruxelles ero una di loro (come la stragrande maggioranza di coloro che vanno a lavorare nella capitale belga). Partiamo dall'immaginario collettivo: i lobbisti sono loschi personaggi, 24ore in mano e mazzette nel taschino, pronti a corrompere i funzionari e i politici europei...
1) Io personalmente questi personaggi non li ho mai incontrati...intendiamoci, con questo non dico che non siano avvenuti o che ancora non avvengano episodi di corruzione, ma mi sento di dire che se avvengono rappresentano davvero l'eccezione...anche perché per fortuna nelle istituzioni comunitarie ci sono funzionari e politici di tutti i paesi membri e dunque non solo italiani, che per tradizione, di "mani sporche" ne sanno qualcosa. I politici degli altri paesi membri mi sono sembrati sempre molto diffidenti e attenti ai contatti con i "loschi individui"
2) I lobbisti a BXL sono chiaramente individuati ed individuabili: girano con cartellino di riconoscimento (hanno l'obbligo di accreditarsi) e hanno l'obbligo di dire sempre chi rappresentano (nonché di sottostare a norme di comportamento definite in ambito europeo). I documenti che inviano ai parlamentari recano sempre chiaramente la dicitura dell'ente/società che rappresentano. Sul sito web del Parlamento europeo c'è la lista di tutti i lobbisti accreditati
http://www.europarl.europa.eu/parliament/expert/lobbyAlphaOrderByName.do?letter=A&language=EN In Italia manca una regolamentazione del settore e non penso che esistano liste chiare e trasparenti come questa (se esistono e qualcuno le ha viste sono pronta a ricredermi). Sono però pronta a scommettere che se andassi ora al Senato o al Parlamento mi imbatterei in molti personaggi- questi sì davvero loschi - che gironzolano intorno ai nostri parlamentari
3) Non ci sono solo le grandi aziende!...Se qualcuno avrà la pazienza di scorrere la lista troverà che oltre alle aziende importanti (nei settori dell'energia, dei trasporti, delle tlc, ecc.) ci sono anche molti enti (federazioni, enti di commercio, rappresentanze di regioni, ecc.) ma anche enti che almeno dal nome ci parlano di sani principi (enti che tutelano i diritti degli utenti della televisione, enti che tutelano i diritti dei bambini, NGO, enti che difendono i diritti dei disabili, ecc.). Dunque, anche coloro che difendono i diritti dei disabili rientrano nella definizione di "lobbisti"? Proprio così..Qualcuno dirà che non tutti i lobbisti hanno lo stesso potere: certo questo è vero...ma tutti hanno opportunità di espressione (che è diverso ovviamente dal dire "forza di persuasione", ma questo dipende ovviamente anche dalla sensibilità dei politici e dei funzionari di turno)
4) In sintesi: fare lobbying non vuol dire soltanto premere affinché nelle monete da 5 eurocent ci sia un X percentuale di un determinato metallo (la confederazione che si è battuta in nome di questa percentuale ha fatto senza dubbio fare molti soldi alle aziende che rappresentava) ma anche lottare affinché nella regolamentazione sui nuovi autobus ci sia scritto che l'apertura delle porte deve essere di una certa misura per garantire l'accesso alle carrozzelle...Che poi di disabili in carrozzella sui mezzi pubblici se ne vedano pochi questa non è una colpa "europea" (come dimostra il fatto che se andiamo all'estero vediamo in "circolazione" - in senso stretto - molti più disabili che in Italia, paese dove troppo spesso essi sono di fatto confinati a stare in casa per la mancanza di strutture adeguate...).
Una puntualizzazione finale: con tutto questo non voglio dire che le istituzioni europee siano perfette e che tutto vada come deve andare...ma soltanto che una maggiore informazione e chiarezza gioverebbero molto al dibattito.

4 commenti:

Max ha detto...

Premessa: non sono un tifoso delle lobbies. I rappresentanti dei cittadini (al parlamento europeo, o in qualsiasi assemblea elettiva nazionale, regionale, locale...) dovrebbero fare gli interessi della collettività, non di un gruppo ristretto di aziende o persone. Qualcuno sostiene che le lobbies siano utili, perché i rappresentanti eletti non sono in grado di conoscere tutti gli argomenti su cui sono chiamati a decidere, quindi le informazioni fornite dalle lobbies, per quanto parziali (che in italiano significa parte, ma anche incomplete) sono meglio di niente; mi pare un argomento molto debole, perché le assemblee elettive hanno commissioni specializzate per argomento e possono ricorrere a università, o altri external contractors per fare ricerche ad hoc sull'impatto delle politiche su cui sono chiamate a decidere (come del resto fa ampiamente la Commissione Europea). Quindi penso che le associazioni di settore (e quindi le aziende e i gruppi sociali che le finanziano) farebbero molto meglio a concentrarsi su innovazione e produttività invece di spendere migliaia di euro per fare lobbying.
Detto questo, ritengo che il post sollevi un punto essenziale con cui concordo a pieno: ove si decida di lasciare che le lobbies svolgano un ruolo è bene che tale ruolo sia TRASPARENTE!

Beth (Elisabetta Comini) ha detto...

Grazie Max per il tuo commento! Le mie osservazioni al proposito: 1) idealmente concordo sul fatto che i rappresentanti dovrebbero fare gli interessi della collettività...anche se poi nella pratica mi sembra una cosa difficile (es: se io sono un imprenditore - prestato alla politica - e devo esprimere il mio parere in merito ad una nuova legislazione che rende più stringenti i controlli su - ipotizziamo - la sicurezza sul lavoro (che per me imprenditore comportano inevitabilmente maggiori spese, maggiori adempimenti burocratici, ecc.) in quale modo voterò? Dubito che il nostro ipotetico politico voterà a favore della norma in oggetto. Idealmente il nostro personaggio dovrebbe "spogliarsi" dei suoi interessi, della sua visione (di parte, come è ovvio che sia) per abbracciare una visione più "collettiva" (e in quale modo misuriamo in quale misura è collettiva questa visione?) 2) il punto che tu citi - le lobbies secondo alcuni "sono utili per fornire informazioni - per quanto parziali - sulle materie sulle quali il politico dovrebbe decidere" - è esattamente il presupposto sul quale formalmente si basa l'accreditamento del lobbista presso il Parlamento europeo (ricordo di averlo letto nel foglio che ho firmato al momento dell'accreditamento). Detto questo, punto 3) il fatto che le assemblee siano "spacializzate" è vero sino ad un certo punto (di norma un parlamentare siede in più commissioni - che trattano temi anche molto diversi - ed inoltre spesso (e qui parlo per esperienza diretta) non sono molto preparati. Tieni conto inoltre che esiste un'oggettiva difficoltà: devono deliberare su moltissimi argomenti, quindi essere preparati su tutto è difficile. Per quanto riguarda gli studi ..è vero la Commissione europea ne richiede molti ma 1) di solito è solo lei che li usa (e non anche il Parlamento e dunque i politici; 2) spesso purtroppo gli studi finiscono nel dimenticatoio. Soltanto molto raramente ho visto le commissioni richiedere l'opinione di esperti (prof. universitari, ecc.)...Conclusione e mia opinione: le lobbies sono utili al dibattito politico, ma dall'altra parte i politici devono essere consapevoli del fatto che esse rappresentano , come è ovvio, interessi parziali..sta alla coscienza morale del politico, alla sua preparazione sulla materia (infatti i politici più seri e preparati sono quelli che -giustamente - intavolano con il lobbista delle discussioni e non si limitano a prendere per "oro colato" quello che dice) comportarsi si conseguenza! In sintesi: massima trasparenza (e correttezza) da parte del lobbista, ma anche coscienza e spirito di responsabilità da parte del politico (e questo mi sembra davvero il punto critico, soprattutto in Italia)

Max ha detto...

Touché, i politici, soprattutto quelli italiani sono comunque parziali.

E' anche vero però che alcuni dei punti che tu sollevi (parlamentari sono in più commissioni contemporaneamente, la Commissione si tiene i suoi studi, molti studi diventano shelfware, etc.) sono una questione di governance delle istituzioni, per cui la soluzione dovrebbe essere ricercata innanzitutto nei meccanismi interni, un aiuto esterno delle lobbies mi sembrano una toppa.

Magari i parlamentari potrebbero usare meglio il web 2.0 per fare leva su quel "wisdom of the crowds" che oggi è già in grado di soppiantare tanti studi ad hoc, vedi wikipedia.

Beth (Elisabetta Comini) ha detto...

Caro Max, sinceramente non so se la modifica della governance sarebbe molto utile in questo caso...tieni conto poi del fatto che comunque, degli studi, per quanto ben fatti, non possono offrire - soprattutto per i temi più complessi - quella visione complessiva che sarebbe necessaria per affrontare i problemi (non che le lobbies assicurino questa visione, ma a forza di sentire le ragioni degli uni da un lato e quelle degli altri dall'altro, forse alla fine un politico attento potrebbe farsi un'idea abbastanza completa). Da questo punto di vista penso siano utili anche le audizioni che la Commissione europea organizza sui temi più importanti...il fatto è che anche in questi casi gli interventi/ i commenti arrivano proprio dai lobbisti...e così siamo al punto di partenza (per la cronaca, i prof. universitari, quando intervengono, di solito lo fanno in rappresentanza di una determinata azienda - come consulenti assai poco indipendenti...e talvolta in modo meno trasparente dei lobbisti veri e propri!). Sono d'accordo sul fatto che il web2.0 potrebbe contribuire alla causa...ad esempio nel caso degli studi (che spesso diventano molto in fretta "sorpassati"), potrebbe servire a tenere acceso un dibattito...mi chiedo però se lo strumento e le persone che dovrebbero utilizzarlo siano sufficientemente pronte a questo salto...continuo a rimanere dell'idea che la questione vera sia la qualità (morale, professionale, ecc.) di chi ci rappresenta nelle istituzioni comunitarie (e di questo dirò in post successivi...)