giovedì 20 novembre 2008

Talking serious: perché scrivere un blog?

Un post serio dopo tanti post "leggeri"...l'ispirazione a scrivere questo post mi viene dalla lettura di mail/messaggi di due amici...entrambi, sebbene, in modo diverso, sollevano la questione del perché scrivere un blog. La mia amica, che stimo molto e che avevo cercato di coinvolgere in questo blog collettivo, mi scrive che non si sente sufficientemente competente per scrivere, e che non pensa di avere sufficienti argomenti per parlare del mondo, mentre il mio amico, che invece scrive già un blog, nel quale affronta temi seri (economia, energia, ecc.) riportando le sue opinioni e quelle degli esperti del settore, il tutto supportato da documentazione, ecc..insomma un approccio molto "scientifico ed informato", si lamenta del fatto che in sostanza nessuno lo legge...Siamo di fronte ad un bivio? Da un lato il timore di affrontare argomenti non abbastanza interessanti o senza la necessaria competenza, dall'altro la constatazione che oggi è difficile affrontare argomenti seri con un approccio "metodico ed informato" (e che superi la battuta sarcastica con la quale su Internet si tende spesso a condensare il commento, anche ad argomenti che meriterebbero molto spazio)...Alcune mie considerazioni (che sono poi alla base del perché di questo mio tentativo di blog collettivo): 1) penso che ciascuno di noi abbia cose interessanti da dire, in base alla propria esperienza personale e lavorativa (da qui il mio tentativo di coinvolgere persone con background molto diversi) ; 2) oggi poche persone scrivono di argomenti seri (come dicevo in un precedente post, analisi e commenti informati non si trovano neanche più nei giornali)...questo penso sia dovuto ad una oggettiva difficoltà, in un'epoca nella quale siamo quotidianamente sottoposti ad un bombardamento di stimoli visivi, a soffermarsi a pensare e riflettere. La tendenza è amplificata da Internet, che ci ha abituati a vedere tutto e subito (vedi l'impazienza di fronte allo schermo che "carica" la pagina) e che spesso ci porta a "sorvolare" velocemente su quanto scritto. Personalmente ritengo che sia possibile coniugare questi due aspetti ...La mia speranza è che questo blog raggiunga una dimensione tale, in termini di lettori, da alimentare un dibattito, che potrà essere ora leggero, ora più impegnato a seconda dei momenti...ma che comunque sarà più ricco di stimoli di quanto potrebbe mai derivare dalla presenza di un unico autore...grazie dunque a quelli che oltre a leggere, avranno anche la pazienza di commentare o "postare" in prima persona!

2 commenti:

Max ha detto...

Dato che sono uno dei due amici chiamati in causa (quello dell'approccio """scientifico""", notare le virgolette) mi pare giusto commentare questo post.
Penso ci siano tre ragioni per cui è difficile sollevare interesse in un blog: noise, apatia, registro e formato.
NOISE - Questo è un problema di strumento (vogliamo chiamarlo Web 2.0?). Sul world wide web, in particolare con l'arrivo di strumenti web 2.0, il livello di noise=rumore=contenuti disparati è molto al di sopra della capacità umana di discernere quali siano i contenuti interessanti. Il risultato è che, a parte poche eccezioni, ottiene molta audience chi ha la forza di promuovere un brand (BeppeGrillo), o chi ha il first-mover advantage (Wikipedia), ovvero chi arriva prima su argomento di grande interesse. Lo spiegava bene in una recente intervista Eric Schmidt (CEO di Google), il web è uno strumento democratico solo per la "long tail" del mercato, ma la gran parte dei volumi rispetta la power law (il classico 80/20).
APATIA - Questo è un problema di audience. Per mancanza di tempo, digital divide (ignoranza), timidezza, o totale menefreghismo (un amico mi ha recentemente detto: "tutti teniamo famiglia, perché dovremmo esporci", "proprio perché teniamo famiglia" volevo rispondere) la stragrande maggioranza delle persone trova più facile sorbirsi Maria De Filippi e l'Isola dei Famosi, piuttosto contribuire ad un blog. L'apatia credo sia particolarmente rilevante in Italia. A parte l'esempio del blog, ho un aneddoto personale che credo esemplifichi bene la situazione; ho iniziato una "causa" su Facebook per promuovere la candidatura di Paul Krugman a segretario del Tesoro (lo so, Obama non ascolta certo me, però mi piaceva l'idea); fra tutti gli amici che ho invitato, mi aspettavo che uno in particolare (che ha dimostrato un certo interesse per la politica, che è laureato, che a causa delle crisi rischia il posto di lavoro...) aderisse; invece nessuna risposta e un paio di giorni dopo è stato lui a girarmi l'invito ad un altro gruppo di Facebook... dedicato ad un bar dove i Ravennati vanno a fare l'aperitivo il venerdì sera...
REGISTRO e FORMATO - Questo è un problema di chi scrive i posts. Nei miei posts "Scientifici", ma anche in alcune delle cose che ho scritto in questo commento si tendono ad usare termini di settore che solo gli esperti capiscono, mentre il lettore medio non capisce di primo acchitto e non ha voglia di documentarsi. E qui entra in gioco anche l'elemento formato, ovvero l'abitudine è ad assorbire contenuti flash (tipo pubblicità, news), a meno che non si stratti di questioni di lavoro, quindi il blog, essendo molto testuale, è poco attraente. Fra l'altro il blog non mette sullo stesso piano post principale e commenti, quindi molti potenziali commentatori non si sentono abbastanza protagonisti.

Insomma, è proprio dura, ma ne vale la pena, a chi piace (e ad un grafomane come me piace molto:-)) i blog sono una cosa spettacolare, un po' terapeutici e ci danno la speranza che davvero siamo ancora in una democrazia:o)))

Beth (Elisabetta Comini) ha detto...

Grazie Max...Concordo pienamente con tutto ciò che hai detto (in modo così... "scientifico"...laddove le virgolette - come peraltro anche nel mio post - non hanno, ci tengo a precisarlo, assolutamente significato ironico!). Mi soffermo solo sui seguenti aspetti: 1) il Web2.0 è certamente una buona occasione dal punto di vista democratico, in quanto offre maggiori opportunità di partecipazione ma 2) la partecipazione implica - come sempre, e la cosa vale in tutti i campi - tempo e volontà di impegnarsi (di documentarsi, ecc.); 3) oggi documentarsi è sempre più difficile perché abbiamo poco tempo a disposizione e siamo soggetti a troppi stimoli (spesso di qualità dubbia, che non contribuiscono ad una nostra migliore informazione/formazione, ma solo a rinvigorire luoghi comuni e banalità); 4) questo blog collettivo - se mai decollerà veramente- ha tra le sue ambizioni proprio quella di sfruttare le conoscenze che abbiamo maturato per condividerle e discuterle con gli altri, contribuendo, in questo modo, anche se in misura minima, ad una maggiore conoscenza/consapevolezza delle cose.
Da ultimo ti segnalo, se non lo hai visto, questo intervento, che approfondisce la tematica della long tail e la sua rivisitazione (che si collega, mi sembra, all'intervento di Schmidt)http://www.telco2.net/blog/2008/11/exclusive_interview_will_page.html