martedì 24 marzo 2009

I giornali sono morti?...Viva il giornalismo!

Un amico che lavora al "Corriere della Sera" mi raccontava qualche tempo fa la reazione di panico di giornalisti e dirigenti del gruppo di fronte alla copertina dell'Economist che profetizzava la fine dei giornali.

Oggi quella copertina non farebbe più scalpore: i giornali sono in crisi dappertutto. Grandi nomi dell'editoria internazionale cercano di ridurre i costi licenziando, riducendo sulle corrispondenze o cercano, con fatica, di trovare nuovi sistemi per aumentare i ricavi (ad es: facendo pagare le notizie online). La pubblicità va giù e si vendono sempre meno copie di giornali: i siti dei giornali tutto sommato vanno bene ma la pubblicità online rende poco..., troppo poco. Insomma, la crisi c'è e si vede.

L'aspetto positivo è che questa situazione sta determinando un serio esame di coscienza negli addetti ai lavori sul giornalismo e sul ruolo dei giornali nella nostra società. A questo proposito mi pare azzeccata la frase di Clay Shirky, in un articolo comparso su "Internazionale" del 20/03 che dice: "La società non ha bisogno dei giornali. Ha bisogno di giornalismo".

Questo mi sembra proprio il punto centrale: la trasformazione della società e la digitalizzazione stanno determinando un cambiamento profondo nel modo di informarsi delle persone, che inevitabilmente porterà ad una crisi dei giornali tradizionali...

La voglia e la curiosità di informarsi e di approfondire sono destinate ad aumentare ma la risposta a queste esigenze non verrà dai giornali tradizionali, ma da un nuovo giornalismo, all'interno del quale conviveranno modelli ed esperienze diverse: quella del giornalista professionista (che però dovrà rivedere i propri linguaggi e modificare la propria relazione con i lettori), gli approfondimenti e le notizie dei semplici cittadini (che grazie alle possibilità della tecnologia potranno diventare sempre più efficaci e di migliore qualità)...il tutto con un mix di piattaforme e di linguaggi diversi (TV, internet, carta, mobile, ecc.). Il processo non sarà facile e veloce: si dovrà sperimentare e senza dubbio alcuni tentativi falliranno miseramente.

Questo scenario fa paura a grande parte del giornalismo "nostrano" e tuttavia il risultato finale potrebbe davvero essere quello di una nuova "stagione" del giornalismo, con benefici per la crescita culturale (e democratica) del paese.

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