lunedì 19 gennaio 2009

Caro Prof., sulla filosofia avevamo ragione noi!

Questa mattina mi è capitato tra le mani un polveroso volume di storia della filosofia.
Ricordo ancora la prima lezione di filosofia al liceo e la domanda del prof: “Secondo voi che cosa è la filosofia?”. La risposta unanime fu: “Quella scienza/materia che cerca di rispondere alle domande dell’uomo”. Ricordo bene che il prof. (il suo sguardo parlava chiaro…) aveva ritenuto la nostra risposta un po’ “banale”.

Eppure, ancora oggi, mi sembra che non ci sia risposta migliore di quella: che cosa è la filosofia se non un continuo, a volte faticoso, dialogare (come ci ha insegnato Socrate) sull’uomo, sulla natura, sull’”essere”?

Talvolta penso che uno dei principali problemi della nostra società sia proprio questo: l’incapacità di soffermarsi a pensare, di confrontarsi con gli altri, di dialogare (laddove per “dialogo” intendo la capacità di mettere in discussione anche quelle che ci sembrano “certezze”, nel tentativo di arrivare ad una sintesi che ci consenta di avvicinarci il più possibile ad una parvenza di “verità”).

In uno dei libri più belli che abbia mai letto (“La democrazia e i suoi critici”), il politologo statunitense Robert A. Dahl - sulla scia degli insegnamenti di Socrate - si affida proprio al dialogo per esporre le sue teorie. Nel libro, estremamente affascinante e coinvolgente, l’autore crea una serie di personaggi, assegna a ciascuno di essi un ruolo (l’aristocratico, il democratico, ecc.) e li fa parlare: dal dialogo tra questi personaggi il lettore comprende le varie dottrine politiche in campo, le loro basi filosofiche, i relativi problemi e le risposte che ciascuna di esse dà all’uomo.

Peccato, dunque, che la filosofia sia solo materia di studio a scuola: ogni età della vita esprime nuovi dubbi che varrebbe la pena affrontare con gli strumenti che i filosofi ci hanno trasmesso e la cui rilevanza, purtroppo, non è facile comprendere quando si hanno solo 17 anni.

2 commenti:

Lisa ha detto...

Cara Beth, tu pensi che "...uno dei principali problemi della nostra società sia...l’incapacità di soffermarsi a pensare, di confrontarsi con gli altri"? Io aggiungo che purtroppo spesso nemmeno ci si accorge che gli altri ESISTONO.
C'è tanta solitudine in giro e ce n'è soprattutto tra i giovani delle grandi città. Sempre con il cellulare a portata di mano, cuffiette nelle orecchie, Internet, decine di canali TV in tutte le lingue, possibilità comunicative impensabili per i ragazzi degli anni passati.
E i giovani comunicano sì, comunicano tanto, urlano a volte disperatamente, ma spesso non dialogano, non si fermano per ascoltare le risposte, vivono come in una discoteca perenne, piena di musica, luci e colori, in cui tutto è veloce e assordante.
Hai ragione Beth, la filosofia a 17 anni è difficile, ma se non si ha voglia (e tempo) di filosofeggiare da giovani e, perché no, da bambini, quando?

Beth (Elisabetta Comini) ha detto...

Hai ragione Lisa! Questo è il paradosso di questa era mediatica...Come direbbe il mio amico Paolo, autore di un recente studio sulla "Media Literacy in Europa" quello che ci vorrebbe è proprio una educazione ai media, soprattutto ai nuovi media, che insegni ai ragazzi ad utilizzare al meglio le nuove tecnologie, non dal punto di vista "tecnico", come si fa oggi, ma dal punto di vista dell'approccio critico, della consapevolezza, un approccio cioé che li aiuti a distinguere tra notizia e commento, tra virtuale e reale, ecc. Bella sfida per la scuola, per i formatori e soprattutto per noi genitori nati nell'era pre-digitale e con figli "nati digitali" !