martedì 2 dicembre 2008

Cervelli in svendita (autrice: Laura)

In queste ultime settimane i media hanno parlato molto della crisi...ma le testimonianze valgono più di 1.000 parole...Ecco quella di Laura:" Io sono la testimonianza di una crisi aziendale, di un avvenimento che ha lasciato a casa 400 ingegneri qualificati, adesso pronti a spiccare il volo verso l’estero. Sono una donna di 30 anni, dopo la laurea ho lasciato il sud italia per frequentare un master a Londra. Successivamente, sono stata assunta in una grande multinazionale americana in cui ho realizzato i miei obiettivi professionali di una carriera fiorente, ottenuta con degli sforzi non indifferenti. Dopo tre anni di lavoro stabile a tempo indeterminato, ho deciso di specializzare le mie competenze entrando a far parte di un altro colosso americano, l’azienda Motorola. Mi sono trasferita a Torino per lavorare a tempo indeterminato presso il centro di eccellenza piemontese. Un giorno, l’azienda americana ci ha comunicato che l’Europa non è abbastanza strategica. Il giorno dopo, dopo appena tre settimane dalla mia assunzione, una notizia disarmante ed improvvisa che ci ha profondamente ferito: Motorola ha deciso di chiudere molti centri europei tra cui il centro di ricerca torinese, a partire dal prossimo gennaio. Adesso siamo circa 400 cervelli in svendita, nonostante una carriera fatta di sogni e prospettive, ci siamo ritrovati per strada a reggere le bandiere dei sindacati. Siamo giovani, entusiasti e appassionati del nostro lavoro, siamo il futuro dell’italia. Se non ci sarà un nuovo acquirente che rilevi il centro torinese saremo un patrimonio di intelligenza italiano disperso per il mondo. Quale futuro per l’Italia se non investe su giovani altamente qualificati? Il centro di ricerca ha competenze disparate, siamo capaci di creare innovazione e di dare alto valore aggiunto in un mercato italiano che sta soffrendo una forte crisi economica. Ma purtroppo, se questo centro chiuderà a gennaio, saremo tutti consapevoli che l’estero sia l’unica valida alternativa alle nostre aspettative professionali".

3 commenti:

Beth (Elisabetta Comini) ha detto...

Penso che per una azienda che ha deciso di "tagliare", la ricerca sia, ahimé, uno dei settori nei quali è più "facile" (per l'azienda ovviamente) intervenire...Gli effetti della decisione, infatti, non si ripercuotono immediatamente sul business...In questo senso penso sia una decisione che guarda al "breve-periodo". Le cose cambiano quando si ragiona nel lungo periodo: la ricerca e l'innovazione sono, infatti, come sappiamo, imprescindibili per lo sviluppo futuro, per rimanere competitivi sul mercato, ecc. In questo senso la decisione è molto grave. Laura e molti suoi colleghi stanno valutando la possibilità di "emigrare", di portare le loro conoscenze all'estero...sinceramente, vista la scarsa considerazione che nel nostro paese ha la ricerca scientifica, non mi sembra ci siano molti argomenti da addurre per convincerli a restare...purtroppo

Anonimo ha detto...

Confermo. Abbiamo grosse difficoltà a trovare un lavoro altrettanto qualificante sia dal punto di vista professionale che economico. Torino è una città splendida in cui avrei voluto vivere spendendo le mie competenze a favore del mercato italiano. Le aziende cercano informatici a basso costo con scarse prospettive di crescita. Non demordo, voglio tentare la strada italiana nonostante non sia molto fiduciosa.

Lisa ha detto...

Cara Laura, la tua testimonianza è allo stesso tempo triste ed inquietante.
Sotto ogni "cervello in svendita" c'è una persona che, forte di un titolo di studio, nonché precise competenze e soprattutto di un lavoro a tempo indeterminato, immagino si sia costruita una vita, delle aspettative, una famiglia! Mi dispiace molto per te e per i tuoi colleghi. Speriamo che la situazione si sistemi e in ogni caso per ogni porta che si chiude, se ne possono aprire tante altre no? In bocca al lupo!