venerdì 19 dicembre 2008

Uomini e donne vengono da pianeti diversi...o forse no?

E' vero, come sostiene un libro uscito qualche anno fa - e che ha riscosso un grande successo - che gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere o, detto altrimenti, che uomini e donne parlano "linguaggi differenti"? La tesi dell'autore ripropone quella di un libro che avevo studiato all'università per un corso di inglese: la difficoltà che hanno uomini e donne nel comunicare può essere ricondotta a fattori "genetici", al fatto che uomini e donne sono geneticamente diversi.
Su questo tema ci sono stati molti dibattiti. Le conseguenze di questa tesi non sono secondarie: la più importante è che i fraintendimenti nella comunicazione tra i due sessi sarebbero il risultato di aspettative (quella di parlare la stessa lingua) non realistiche e che dunque l'unica soluzione è accettare queste differenze ed imparare a conviverci.

Alcuni studi (in particolare quelli di Deborah Cameron) contestano fortemente questo approccio, parlando di un vero e proprio "mito di Marte e Venere". Oltre a criticare la mancanza di prove scientifiche a supporto, la studiosa sottolinea alcune conseguenze negative di questo mito (che sarebbe ad esempio alla base del "beneficio del dubbio" che viene concesso a coloro i quali vengano accusati di violenza sessuale: "Non aveva capito i segnali che la donna gli aveva dato...").

Non solo, ma secondo la Cameron il successo del "mito di Marte e Venere" sarebbe riconducibile alla volontà di trovare una giustificazione alla sussistenza (nonostante i cambiamenti sociali, in particolar modo nel ruolo della donna) di differenze in atteggiamenti/comportamenti tra uomini e donne che in realtà non dovrebbero esserci o che comunque si dovrebbe cercare di superare.

Semplificando: i cambiamenti sociali in atto mettono in dubbio le storiche certezze sui ruoli della donna e dell'uomo nella società. Si tratta di cambiamenti non facili: accettando questo mito (e dunque il fatto che uomini e donne sarebbero geneticamente diversi) ci arrendiamo al fatto che le cause alla base di queste differenze siano naturali e quindi non modificabili . Al contrario se, come afferma la Cameron, alla base di questi atteggiamenti ci sono motivi di ordine sociale ecco che le cose cambiano.

La credenza che i problemi di comprensione/comunicazione tra uomini e donne siano riconducibili a fattori "naturali" e dunque inevitabili - l'irriducibile differenza tra uomini e donne - e non siano invece legati a fattori sociali "ci trattiene dal pensare a quali "sistemazioni" di ordine sociale (social arrangements) potrebbero funzionare meglio di quelle attuali in una società che non può più reggersi sui vecchi presupposti di ciò che gli uomini e le donne fanno"(Deborah Cameron in
http://www.guardian.co.uk/world/2007/oct/03/gender.politicsphilosophyandsociety1)

Personalmente avevo sempre pensato che uomini e donne fossero "naturalmente" abbastanza diversi nel modo di comunicare e di affrontare i problemi...tuttavia le argomentazioni della Cameron mi sembrano interessanti e stimolanti...Che il fatto che gli uomini non riescano a fare più di una cosa allo stesso tempo (uno dei pregiudizi più comuni) sia legato non a una loro "mancanza" naturale ma al fatto che semplicemente non sono abituati - per motivi di ordine sociale - a dover fare più cose contemporanemente (come le donne "polipo" di oggi che devono barcamenarsi tra lavoro, casa, figli, ecc.)?

2 commenti:

Lisa ha detto...

Credo che il tema possa essere ricondotto alla natura umana in generale. Noi tutti siamo la manifestazione dei nostri geni, ma anche il risultato dell'influenza ambientale. Studi fatti su gemelli identici, adottati in famiglie diverse, hanno dato risultati contrastanti. In alcuni casi gli individui mostrano attitudini uguali, in altri completamente diverse. In tutto questo è molto difficile misurare l'influenza ambientale, dato che anche due persone non imparentate possono mostrare similitudini impressionanti (talento musicale, attitudine allo sport, ecc.).
Di primo acchito tenderei a condividere la tesi della Cameron, dato che è evidente che ancora oggi permangono differenze educative nei confronti dei due sessi. D'altro canto, osservando il mondo animale non possiamo fare a meno di notare come in natura i due sessi siano spesso differenziati non solo nella morfologia, ma anche nei comportamenti, perché di fatto devono portare a termine compiti biologicamente differenti. E' ovvio che i cuccioli non vengono educati in modo diverso, ma di fatto da adulti assumono i comportamenti tipici del proprio sesso. Probabilmente un etologo spiegherebbe in modo diverso l'esempio riportato da Beth in fondo al post, riconducendolo ad una questione legata alla riproduzione, conservazione della prole, successo evolutivo o cose simili. Tutto considerato propenderei dunque per una spiegazione etologica seppur annacquata dalla socializzazione.

Beth (Elisabetta Comini) ha detto...

Sono d'accordo con quanto tu dici per quanto riguarda il mondo animale. Tuttavia penso che per l'essere umano la questione sia diversa in quanto l'essere umano è per sua natura portato ad essere un "animale sociale". Pertanto, benché certi elementi di differenziazione tra i sessi legati alla natura (riproduzione, ecc) esistano, penso che l'influenza dei fattori sociali sia assai più marcata che nel mondo animale e che tali fattori si riflettano, tra le altre cose, anche sulla comunicazione e nel modo in cui ci rapportiamo agli altri. Chi lo sa, magari le stesse dinamiche esistono anche tra gli animali, ma semplicemente sono state meno studiate (per "oggettive" difficoltà...). Tema complesso ma affascinante...