martedì 30 dicembre 2008

Ma non ci sono solo l'alcol e la droga...

In questi giorni abbiamo sentito purtroppo ancora di tanti incidenti sulle strade. I giornali insistono molto su alcol e droga come fattori spesso determinanti degli incidenti. Per carità, tutto giusto, ma secondo me sarebbe bene non dimenticare altri fattori. Es.: rispetto delle distanze di sicurezza, rispetto dei limiti di velocità, cinture di sicurezza per TUTTI gli occupanti, capacità di guidare anche in condizioni non ottimali (pioggia, neve, ghiaccio).

Oltre alla partenza in salita e ai parcheggi oggetto di esame al test pratico di guida perché non OBBLIGARE quelli che vogliono prendere la patente a frequentare corsi di guida su strade bagnate, ghiacchiate, ecc.? (Tutti, prima o poi si trovano a dover guidare in queste circostanze o no?...).

L'enfasi posta in questi giorni sugli indicidenti stradali mi ha riportato alla mente le cosiddette "pubblicità progresso" per la guida sicura. Vi descrivo il cartellone visto tempo fa sui muri di Torino: giovane ben rasato, pulito, con braccio ingessato che con sorriso ebete, quasi trionfante, dice: "Guidavo senza cintura di sicurezza". Complimenti! Senza dubbio è una pubblicità che trasmette in modo efficace i pericoli derivanti da una guida "non sicura"!!!

Sarà una mia impressione, ma la foto utilizzata sui cartelloni negli USA e che fece scalpore da noi qualche anno fa (una ragazza completamente sfigurata a causa di un ubriaco che la travolse con la macchina mentre tornava a casa) mi sembra più efficace...senza parlare poi delle trasmissioni televisive che in Gran Bretagna vengono dedicate all'argomento ( e che mostrano le scene degli incidenti e i feriti non per fare audience, ma per tentare di fare capire che davvero si può far molto male - a se stessi e agli altri...).

Penso che in Italia si debba riflettere un po' di più sull'educazione stradale (in modo serio e non solo a forza di slogan...). Gridare che l'alcol e la droga alla guida "fanno male" mi sembra, tutto considerato, un atteggiamento abbastanza superficiale...

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Nel mondo della pubblicità si è divisi tra quelli che pensano che una comunicazione forte (es. foto incidenti stradali) sia utile e incisiva, e quelli che al contrario ritengono produca un effetto di maggiore allontanamento dalla questione, come se si creassero nella mente delle difese immunitarie per difendersi dallo choc.

Beth (Elisabetta Comini) ha detto...

Non sono un'esperta del settore, quindi la mia è un'opinione personale, non suffragata da fatti, numeri, ecc. (se avrò tempo però cercherò di approfondire la questione...). Probabilmente la via giusta non è creare uno shock ma creare consapevolezza del pericolo...A questo proposito mi viene in mente un altro esempio. Appena arrivata in Inghilterra per l'Erasmus ci fecero andare (tutti, inglesi e stranieri) in una grande sala nella quale proiettarono una serie di filmini sul pericolo del fuoco (sai com'è, ne hanno avuti talmente tanti nella loro storia che sono molto attenti alla questione). Facevano vedere le potenziali situazioni di pericolo, i potenziali danni (compresi casi reali di persone ustionate...con relative immagini) e soprattutto davano indicazioni su come reagire (uso estintori, ecc.). Ancora oggi ricordo bene il filmino non tanto per le immagini "crude", ma per la consapevolezza che mi diede di quanti pericoli legati al fuoco ci sono intorno a noi...Detto questo penso che non manchino gli esperti qualificati (psicologi, ecc.) che potrebbero dire la loro in materia. Prima di tutto però bisognerebbe intavolare un serio dibattito sull'educazione stradale nel nostro paese...

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo sulla necessità di creare consapevolezza, e personalmente credo che per raggiungere l'obiettivo sia più utile un tipo di comunicazione non 'terroristica'. Tempo fa avevo letto uno studio comparato sulle prime campagne di comunicazione sociale a proposito di AIDS (in 'Marketing e Comunicazione sociale' di Stefania Tamborini). Quella italiana era piuttosto inquietante, fondata sul claim "Se lo conosci lo eviti, se lo conosci non ti uccide", con l'omino contagioso che appestava chiunque incontrasse. La campagna inglese invece riusciva addirittura ad essere ironica, col risultato di creare interesse senza terrorizzare.
Detto questo, bisogna guardare all'insieme di azioni comunicative in ambito sociale: per restare all'esempio dell'Aids in Italia e Uk, da noi l'allora Ministro della Pubblica Istruzione Rosa Russo Iervolino censurò il fumetto Lupo Alberto che promuoveva l'uso del preservativo fra i giovani, mentre in Uk nelle scuole si andava nella direzione esattamente opposta.